Tra l'episodio del Vangelo di oggi e quello di domenica scorsa non c'è una settimana, ma qualche decina di minuti al massimo.
Gesù ha appena appurato che i suoi discepoli hanno capito chi lui sia, cioè il Messia. E allora inizia a spiegare 'come' lui intende essere il Messia, 'come' il Padre intende salvare l'umanità per mezzo del Figlio: amandoci fino alla fine, donando la sua vita per noi ("non c'è amore più grande che donare la vita per i propri amici" cfr. Gv 15,13).
Ecco quindi il suo primo annuncio della Passione, Morte e Resurrezione. Si può capire fino in fondo la Passione e la Morte solo alla luce della Resurrezione. Se ci fermiamo alla Passione, commettiamo lo stesso errore di prospettiva di Pietro, che non ha saputo andare oltre, non ha tenuto conto di ciò che sarebbe accaduto 'il terzo giorno'.
"Venire ucciso e risuscitare il terzo giorno". Venire ucciso e risuscitare sono due verbi che non si possono separare. Pietro invece si è fermato al 'soffrire' e al 'venire ucciso'. Non ha fiato abbastanza per arrivare al 'terzo giorno'. Non capisce. Non riesce ad adeguare la sua idea di Dio al Dio che ha davanti. E allora cerca di far adeguare Dio all'idea che ha lui. Cerca di insegnare a Dio come si deve comportare.
In fondo mi fa un po' pena. Si è appena laureato 'magna cum laude' in ortodossia, e una decina di minuti dopo viene ignominiosamente bocciato all'esame, forse più importante, di mentalità. Di ortoprassi, direbbero i teologi.
Si nota subito la differenza: Gesù parla apertamente, Pietro prende in disparte. Sembra quasi il comportamento del serpente con Eva del capitolo 3 della Genesi! E difatti Gesù lo chiama Satana! Poco prima è stato proclamato beato. Adesso diventa Satana. Beato quando si lascia istruire da Dio, quando ascolta il 'suggerimento' dall'alto. Satana quando ascolta l'istinto umano. Satana è il diavolo, il divisore, colui che cerca di separare il Cristo dalla strada segnata dal Padre e accettata per amore. A volte la pietra invece di essere la roccia che garantisce la solidità delle fondamenta può diventare l'inciampo che cerca di farti cadere.
Gesù si 'volta' verso Pietro. Un gesto che ristabilisce le posizioni. È lui che sta davanti perché è Lui che traccia la strada. Solo seguendo Lui possiamo vivere fino in fondo l'amore di Dio, l'amore che dona la vita, che fa fiorire la vita. Ma il gesto di Gesù non è un gesto di rimprovero, ma di amore.
Anzitutto dice 'Se qualcuno vuole venire dietro a me'; non dice: devi venire. Dice 'se vuoi', se t'interessa. Non è un obbligo o una cosa che devi fare per forza per evitare un castigo futuro. È solo un invito che fa a chi desidera stare con lui.
'Rinneghi sé stesso' cioè smetti di pensare a te stesso, di preoccuparti per te stesso, perché non ne avrai più bisogno. Il Padre sa meglio di noi di cosa abbiamo bisogno. Penserà ai tuoi bisogni meglio di come faresti tu. Quindi è una proposta di pienezza, non di rinuncia.
'Prenda la sua croce e mi segua'. Non si tratta della croce di Gesù, ma della tua. Gesù non prende la sua croce per soffrire, ma per manifestarci quanto è grande l'amore di Dio per noi. E allora, se la croce di Gesù ci vuole parlare solo di Amore, qual è la tua croce? È la via che scegli per amare, e non è sempre facile. Basta pensare a quanto è bello, ma anche difficile far crescere i nostri figli. Quanta gioia, ma anche quanta sofferenza, quanta speranza, ma anche quante preoccupazioni ci sono nell'essere genitori! L'amore per le persone ti dona pienezza di vita, ma ti può anche far sanguinare il cuore, lacerarlo.
Gesù ci chiede di seguirlo perché solo andando dietro a Lui, facendo la sua strada, possiamo, se lo vogliamo, diventare come Lui. Mai nessuna divinità ha pronunciato parole come queste. Solo quando sono dietro a Lui sono con le spalle protette. Solo dietro a Gesù "sto-da-Dio"!
Quanto è attuale quel "rinneghi se stesso"; guardandomi mi accorgo che alle volte il.peggior nemico di me stessa sono io: le mie ribellioni le mie paure che mi portano a mettermi al centro dell'universo e non vedere nient'altro. Ecco Signore te le dono le mie ribellioni, le mie paure, i miei rifiuti, le mie superbie. So che sono la zavorra che mi allontana da Te, ma sono anche quegli incampi che mi permettono di guardare a te e a desiderarti perché solo in Te c'è pace e consolazione. C'è il tutto che mi fa vivere senza bisogno di nient'altro. Grazie Julio. Lucia Cattaruzza
RispondiEliminaGrazie a te
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