Penso che possano capire veramente la Trasfigurazione solo i mistici o gli artisti. Basti pensare che la prova finale per essere nominati iconografi (coloro che fanno le icone) consiste proprio nel fare l'icona della Trasfigurazione: se si riesce a 'scrivere' la 'luce taborica' si viene promossi, se non si riesce si viene bocciati. E questo dopo anni di studi e di preghiera.
Siccome io non sono un artista, né tanto meno un mistico, cercherò di balbettare alcuni pensieri su questo brano del Vangelo.
Gesù chiama con sé solo tre dei dodici. A ben guardare sono i tre apostoli pieni di ardore, ma anche più duri a capire, quelli che fanno più fatica a comprendere veramente il messaggio del Cristo.
E Pietro non si smentisce. «... facciamo tre capanne ...». Quando Pietro si mette a fare progetti non ne imbrocca mai una. Lui interpreta questa visione come un segnale di riposo, non si accorge che invece è un invito a camminare, un segnale di partenza.
Lui oltre a non capire, "non sa quello che dice". Se siamo sinceri sembra proprio il nostro ritratto, il nostro modo di essere cristiani. Ma non è un rimprovero! È semplicemente una precisazione sulla posizione del credente nei confronti delle parole del Maestro.
«Ascoltatelo!» dice la voce dal cielo. Vero discepolo è colui che sa ascoltare.
Il punto culminante di tutta questa scena è proprio questa parola che viene dal cielo: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». Oltre al riconoscimento divino del proprio Figlio come al battesimo, adesso c'è un elemento nuovo: "ascoltatelo" (ascolto=fare quello che dice).
Dio in persona garantisce che Gesù, suo Figlio prediletto, è il profeta che devono ascoltare. Devono prendere sul serio le sue parole, anche quando parla di sofferenza, di croce, di morte. Devono seguirlo sul cammino che, attraverso la croce, conduce alla Gloria.
La croce, cioè la morte di sé e del proprio egoismo, ma soprattutto il dono totale della propria persona agli altri, è la strada che porta alla Gloria. Non solo a quella di Gesù, ma anche alla nostra. Perché anche noi saremo trasfigurati, anche a noi Dio dice «Tu sei Figlio mio, l’amato»
«Improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo». Forse si guardavano attorno aspettandosi chissà quale altra meraviglia, ma tornando a guardare Gesù lo ritrovano "solo". Non è più trionfante, è nel suo aspetto ordinario. Ma è solo anche perché i discepoli non hanno ancora capito.
Sembrerebbe quasi che la discesa sia più faticosa della salita, che sia piena solo di dubbi e domande. Però hanno visto un lampo di luce. E quel lampo, unito alla luce che vedranno dopo la Resurrezione, sarà la medicina che li guarirà dalla loro cecità, dalla loro testa dura. Quel lampo li aiuterà a familiarizzarsi col mistero.
Le realtà dolorose verranno confermate, ma non potranno più essere separate da quella luce. Inoltre gli apostoli, si rendono conto che l'esperienza fatta, pur essendo qualcosa di decisivo, non potrà mai considerarsi terminata. Un po' di quella luce continuerà ad illuminare i loro passi. E anche i nostri.
(Gen 22,1-2.9.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31-34; Mc 9,2-10)