Dopo la solennità dell'Assunta torniamo al vangelo di Giovanni. Tra il brano di oggi e quello di due domeniche fa c'è il passo in cui Gesù dice chiaramente che il 'pane disceso dal cielo' è Lui stesso e che per avere la vita piena dobbiamo mangiare il suo corpo. E questo desta scandalo non solo tra i farisei e il popolo, ma anche tra i discepoli, tanto che molti lo abbandonano.
Ma Gesù, che evidentemente non aveva seguito nessun corso di marketing, non concede sconti, non lancia 'offerte speciali'. Non si può mercanteggiare sulla sua persona.
Costringe le persone, ma anche noi oggi, ad una presa di posizione, ad una scelta precisa. Le posizioni intermedie, le scelte di compromesso non sono possibili: o si sta con Lui, o si sta senza di Lui.
Non solo ai dodici, ma anche a noi domanda: «Volete andarvene anche voi?»
E a questo punto Pietro, a nome dei dodici (ma anche nostro), fa la sua professione di fede «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna».
Non domanda "dove andremo", ma «da chi andremo». Il grosso problema non è andare, allontanarsi, abbandonare. Il problema è "da chi" andare. È un problema di fedeltà, non di andare o restare.
La fedeltà è una persona con la quale ci si lega per camminare insieme, per andare nella stessa direzione. È prendere coscienza che non posso vivere e crescere se non nella relazione con quella persona.
E quella persona è Gesù, il Cristo.
Credere non vuol dire sottoscrivere una serie di dogmi e di verità. Significa aderire ad una Persona, lasciare che questa Persona prenda il centro della propria vita, diventi il senso profondo delle nostre azioni.
Se realmente accetto Cristo come il "pane vivo", cioè il nutrimento essenziale alla mia vita, non posso relegarlo poi ad elemento accessorio, marginale, di qualche momento o qualche giorno della mia vita.
E questo "pane vivo" farà si che la fedeltà a Lui non sia un peso subìto, ma sia vissuta gioiosamente. Legarsi a Lui in un rapporto di fede e di amore non incatena, ma rende estremamente liberi, sempre in cammino, aperti a tutte le sorprese, disponibili alla meraviglia di un Dio che fa nuove tutte le cose (e anche le persone). Se lo lasciamo agire in noi, Lui ci aiuterà a ripulire le nostre scelte da tutte le incrostazioni delle convenienze, delle paure, delle abitudini.
(Gs 24,1-2.15-17.18; Sal 33; Ef 5,21-32; Gv 6,60-69)
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