02 settembre 2021

Aprirsi alla gioia dell'amore di Dio - 05/09/2021 - XXIII Domenica tempo ordinario

 


Si direbbe che a Gesù piaccia molto passare per i territori pagani, infatti fa un giro strano, come se per andare da Trieste a Roma passasse da Torino!
Non è che non avendo il navigatore satellitare ha sbagliato strada. Il Vangelo non dice il motivo di questo strano giro, però penso sia perché voleva che il suo messaggio di salvezza arrivasse veramente a tutti, anche a quelli che per i Giudei erano gli esclusi. Gesù si dimostra veramente disposto a percorrere tutte le strade per arrivare al nostro cuore.

Come tante altre volte l'incontro con Gesù avviene per il tramite di altre persone (penso al malato calato da un buco fatto nel tetto, o a Giovanni Battista che lo indica ai primi discepoli i quali a loro volta porteranno altri apostoli, solo per fare due esempi). Ma anche noi siamo arrivati a Lui tramite tante persone che ce l'hanno fatto conoscere, e un po' alla volta ci hanno fatto progredire nella nostra amicizia con Gesù.

Queste persone portano il sordomuto davanti a Gesù. Ma il vero incontro, per lui come per ognuno di noi, avviene nell'intimità di un rapporto personale. Difatti Gesù lo porta «in disparte, lontano dalla folla».
I miracoli di Gesù non vogliono mai essere gesti spettacolari fatti per impressionare. Non cerca applausi e facili consensi. La guarigione del corpo è sempre per guarire uno spirito, per ridare dignità, forza, speranza, gioia, ad una o più persone.

Il miracolo avviene con un segno che da allora viene ripetuto in ogni Battesimo: il rito dell'Effatà.
Qui ha un significato molto profondo. Alla saliva, allora, si attribuivano proprietà terapeutiche. Il guardare verso il cielo indica un atteggiamento di preghiera e di apertura a Dio. Questo ci dice che non siamo solamente in un campo medico, siamo ad un livello spirituale.
E l'esclamazione «Apriti!» viene rivolta a tutta la persona. Per la cultura del tempo quando un organo era malato, era tutta la persona che era malata, e tutta la persona necessitava di guarigione. Gesù vuole che non solo la lingua e le orecchie si aprano, ma che tutta la persona si apra alla gioia dell'amore di Dio.
Ma considerando che il miracolo avviene in territorio pagano, allo stesso tempo possiamo pensare che questa formula esprima il desiderio di Gesù che anche i pagani si aprano all'annuncio della Buona Novella, della Notizia che dona Gioia.

La folla, che avrebbe dovuto essere in disparte, però vede il miracolo
«Ha fatto bene ogni cosa» riecheggia la creazione quando Dio «vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona/bella» (Gen 1, 31). Gesù lottando contro la sofferenza non solo riporta la creazione allo splendore originale, ma inaugura una nuova creazione.
«Fa udire i sordi e fa parlare i muti!» riporta quasi alla lettera il brano di Isaia con la descrizione del Messia (Is 35, 5). È il riconoscimento che col gesto di Gesù è arrivato il tempo del Messia, il tempo della salvezza annunciato dai profeti.

L'unico che non parla mai, né prima né dopo il miracolo è proprio il sordomuto. Adesso che ha la possibilità e la capacità di parlare, la dimostra tacendo. Per parlare bisogna avere qualcosa da dire, e le parole più vere nascono solo dal silenzio.
Ma per fare silenzio occorre aver un mistero da adorare.


(Is 35,4-7; Sal 145; Gc 2,1-5; Mc 7,31-37)


Nessun commento:

Posta un commento

È buona cosa firmare sempre i propri messaggi. I commenti anonimi vengono accettati, ma preferirei sapere con chi parlo.