Cristo Risorto con Pietro (particolare) Cappella della Casa di Pietro - Šempeter pri Gorici (SLO) (mosaico - p. M. Rupnik s.j.) |
La seconda parte del Vangelo di oggi (purtroppo esclusa se viene letta la forma breve) è fra i brani che più mi piacciono del Vangelo di Giovanni.
È uno dei dialoghi più significativi di tutta la letteratura. Tre domande come tre sono stati i rinnegamenti attorno al falò nel cortile di Caifa. E da parte di Pietro, tre dichiarazioni d'amore a guarirlo nel profondo dai tradimenti.
L'infinito amore di Gesù si incarna in una sapiente pedagogia: non rimprovera, non rinfaccia, non chiede spiegazioni o scuse. A Gesù non importa giudicare né tanto meno assolvere. A Lui interessa un'altra cosa: "Mi ami?"
Per Lui nessun uomo coincide col suo peccato.
La santità non coincide col non aver peccato, ma col rinnovare, adesso e sempre, la nostra amicizia con Gesù. Il paradiso non è popolato da santi, ma è pieno di peccatori perdonati, di gente come noi.
La cosa veramente commovente è che le tre domande sono sempre diverse (la differenza si nota soprattutto nell'originale greco). Ogni volta Gesù cambia parole, si adatta alla risposta di Pietro. Invece di fargli la predica, è Lui che ascolta con tutto sé stesso, con tutto il cuore, Pietro.
Alla prima domanda (mi ami tu più di tutti?) a ben guardare Pietro non da una risposta. Il verbo usato da Gesù, agápao, è il verbo che indica l'amore assoluto. È un verbo forte, 'esigente'. E Pietro risponde con un verbo 'umile', quello dell'amicizia, dell'affetto: "ti voglio bene".
«Pasci i miei agnelli» riprende Gesù. Tu che emergi sugli altri, ricomincia dai più piccoli, dai più deboli, dagli ultimi. È quasi un ricordo della lavanda dei piedi.
Poi c'è la seconda domanda "mi ami?" Gesù ha capito Pietro, e chiede di meno, anche se parla ancora di amore.
Pietro però, quasi non avesse capito, usa ancora il verbo più rassicurante, meno 'impegnativo'. Non osa parlare di amore, ma si aggrappa all'amicizia, all'affetto.
E infine, con la terza domanda, Gesù, che capisce la difficoltà di Pietro, si abbassa ancora. Si avvicina a questo cuore timoroso e ne accetta il limite: "davvero mi sei amico?"
Gesù si adatta al discepolo che non aveva avuto il coraggio di usare la parola 'amore'. Dio si accontenta.
Gesù dimostra il suo amore abbassando per tre volte la sua richiesta. Rallenta il suo passo per ridurlo alla nostra misura.
La misura del cuore di Pietro diventa più importante delle esigenze di Gesù. Davanti alla fatica di Pietro, Gesù si dimentica di sé. È questa l'umiltà di Dio. Solo così l'amore è vero.
E Gesù, affidando tutto il gregge al cuore timoroso di Pietro, gli dichiara: "Pietro, il tuo desiderio di amore, è già amore".
E lo stesso ripete a tutti noi.
(At 5,27-32.40-41; Sal 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19)