24 novembre 2022

Essere aperti alla sorpresa - 27/11/2022 - I Domenica tempo di Avvento





E così inizia di nuovo l'Avvento.
Cerchiamo però di prestare attenzione a questo 'di nuovo'. Facciamo che non sia il solito inizio, ma realmente un 'nuovo' inizio. Nuovo proprio nel senso di vedere ogni giorno come un'altra possibilità, vedere la persona che magari da anni di sta vicina (coniuge, figlio/a, collega, amico/a ecc. ecc.) come una persona nuova. Ripartire dal passato per vivere il presente aperti ad un futuro da costruire insieme.

"Non dobbiamo arrestarci nella nostra esplorazione.
E il terminare del nostro esplorare
sarà arrivare là donde siamo partiti.
E conoscere il luogo per la prima volta
"
(T. S. Eliot: Quattro quartetti - Little Gidding, V)



Ma veniamo alle letture di oggi.
Penso che la chiave di lettura stia in due forme verbali: “vegliate” e “state pronti”. Vegliare e stare pronti perché, come ci dice il Vangelo, non sappiamo né il giorno né l'ora in cui il Signore verrà. Ma ci sarebbe da aggiungere che, come per Maria («Come avverrà questo?» Lc 1, 34), non sappiamo neanche il come tutto ciò avverrà.
Tempo fa con mia moglie si parlava del nostro matrimonio, di come ci fossimo preparati, di quali aspettative e quali sogni avessimo quel giorno, e di come poi, nel corso degli anni, fossero andate le cose: certamente in modo diverso ma soprattutto inaspettato. Ma d'altra parte anche Maria e Giuseppe avevano sperato nella nascita di figli, ma certamente il modo, le circostanze in cui ciò è avvenuto sono state molto diverse da come le avevano immaginate.

Attendere non significa sapere tutto in anticipo. Vegliare non vuol dire neutralizzare la sorpresa.
Quando si ha a che fare con Dio bisogna sempre essere aperti alla sorpresa. Oserei dire che se Dio non ci sorprende, allora non è dio ma soltanto una nostra idea, un idolo che ci siamo costruiti.

Perché Dio è spesso misterioso («i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie» Is 55,8), mai totalmente immaginabile, a volte anche bizzarro, mai totalmente spiegabile o comprensibile. Dobbiamo ricordaci che ogni volta che diamo una definizione di Dio, dovremmo aggiungere alla fine "... ma non solo!"
Dobbiamo essere aperti alla sorpresa per non fare come i farisei, che erano convinti di sapere tutto di Dio, ma che non lo seppero riconoscere quando venne in mezzo a loro. E anzi, arrivarono a condannare a morte Dio convinti di fare la volontà di Dio.

Ma soprattutto dobbiamo essere aperti alla sorpresa per poterlo riconoscere quando ci viene a trovare ogni giorno della nostra vita, quando cammina nelle nostre strade, quando si fa presente sotto l'aspetto più inaspettato e impensabile.


(Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24,37-44)


17 novembre 2022

Il Regno di Dio avanza per accoglienze - 20/11/2022 - XXXIV Domenica tempo ordinario - Solennità di Cristo Re

Il buon ladrone



Nonostante la recente morte della regina Elisabetta II abbia colpito tutto il mondo, la nostra mentalità fa fatica ad afferrare il concetto di re e di regno. Sono istituzioni che ci sono sempre più estranee.
Invece il punto centrale della predicazione di Gesù è proprio quello di "Regno di Dio".
Ma il Regno di Dio non è un luogo o una situazione o un gruppo di persone. Invece è il fatto che Dio regna e che le potenze che gli sono nemiche (il peccato, la morte, satana) sono vinte. È un regno spirituale.
E anche se sarà pienamente realizzato nel futuro, quando Dio sarà tutto in tutte le cose (cfr. 1Cor 15, 28), è già presente nella persona di Gesù, nella sua predicazione e nelle sua azioni.
E la cittadinanza di questo regno non si ottiene per diritto di nascita, ma viene solo dalla risposta personale, dalla conversione.
Infine, è un regno in cui, se ci saranno dei privilegiati, saranno i 'non aventi diritto': i piccoli, i deboli, i poveri, gli stranieri, tutti quelli che per la società non contano.

Proprio per sottolineare questo significato, quando Gesù si proclama Re in modo solenne, lo fa quando è inerme tradito, passato di mano in mano come un oggetto. Lo fa quando viene dileggiato, sputacchiato, schiaffeggiato, trattato come un re da burla, oggetto di divertimento per la gente e i soldati.

In questo contesto colpisce molto che gli unici due che vedono la realtà regale e divina di Gesù siano un centurione romano (cfr. Lc 23, 47) e un delinquente confesso (che rimane l'unico santo canonizzato direttamente da Gesù).

Quest'ultimo, dà una grande definizione di Dio: "è condannato alla stessa nostra pena". Dio è dentro la nostra sofferenza. Dio viene crocifisso in tutti i crocifissi della storia. Dio entra nella morte perché là entra ogni suo figlio.
Dio ci mostra che il primo dovere di chi ama è di essere insieme con l'amato.

«egli invece non ha fatto nulla di male» Dio non fa il male, a nessuno, mai. Dio fa esclusivamente bene. 'Dio non può che amare' (fr. Roger).

«ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». E Gesù fa di più, lo porta con sé. Come il pastore con la pecorella smarrita, se lo carica in spalla e lo porta a casa: "sarai con me". Mentre tutto il nostro mondo ragiona per esclusioni, per separazioni, per respingimenti alle frontiere, il Regno di Dio avanza per inclusioni, per accoglienze, per abbracci.
- Ricordati di me, prega il peccatore, sarai con me, risponde l'amore.
- Ricordati di me, prega la paura, sarai con me per sempre, risponde l'amore.
Non sarà solo ricordo, ma sarà soprattutto abbraccio che avvolge per sempre, che porta al cuore e nel cuore l'amato per l'eternità.


(2Sam 5,1-3; Sal 121; Col 1,12-20; Lc 23,35-43)


10 novembre 2022

Aprire una breccia di speranza - 13/11/2022 - XXXIII Domenica tempo ordinario

Mosè nella rupe
Nostra Signora di Aparecida (Brasile)
(mosaico - Centro Aletti)

 



Il Vangelo di oggi è un filo teso sopra due versanti. Da una parte il versante della violenza, dove sembrano vincere i più forti, i più feroci, dove domina la legge della giungla, dove regna la distruzione. Dall'altra parte il versante della tenerezza che salva: «nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto»

Lo scopo di Gesù non è anticiparci il futuro, dirci cosa e come succederà. Il Vangelo vuole svelarci il senso di quello che succederà. Difatti dopo ogni 'crisi', c'è un annuncio di una svolta, un tornante che apre la nostra vista su nuovi orizzonti, verso cieli aperti. Nel muro di violenza e di paura si apre una breccia di speranza.

Questo esplicito, e a volte implicito, "ma voi..." ripetuto più volte è un invito alla speranza, a resistere a tutto quello che sembra vincere nel mondo. È un'esortazione a non rassegnarsi, a non arrendersi. Il Vangelo sprona ad un tenace, umile e quotidiano lavoro dal basso, chiama a prendersi cura della terra e delle sue ferite, degli esseri umani e della loro lacrime, a "scegliere sempre l'umano contro il disumano" (p. David Maria Turoldo)
«Quando dunque accadranno queste cose?» Il quando è adesso. Perché è 'adesso' che il mondo è fragile, è 'adesso' che la convivenza tra gli uomini è difficile, è 'adesso' che l'amore sembra stia soccombendo. "Ogni giorno c'è un mondo che muore, ma ogni giorno c'è anche un mondo che nasce" (p. Ermes Ronchi). E il cristiano è chiamato a non nascondersi, ma a stare in mezzo al mondo e a prendersene cura. Stare vicino alle croci con perseveranza, non solo se capita, ma come un suo progetto di vita.

«Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto» Al di là di tutte le disgrazie, anche al di là della morte, viene un Dio che è il massimo esperto d'amore. Lui ha un'infinita cura per l'infinitamente piccolo. Anche una sola mia fibra gli interessa, anche un solo mio capello per Lui è importante, importante d'amore. Dio ha a cuore tutto l'uomo, nella sua interezza.
Nelle prove, nelle miserie della vita dobbiamo ricordare una cosa: Dio non ci protegge dalla croce, ma nella croce. Le croci le incontriamo, le attraversiamo, ma sappiamo che neanche un nostro capello andrà perduto.


(Ml 3,19-20; Sal 97; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19)


03 novembre 2022

Amare con la pienezza di Dio - 6/11/2022 - XXXII Domenica tempo ordinario

Battistero del Duomo di Padova (affresco)



A ben guardare i sadducei, con la loro domanda volutamente provocatoria, involontariamente esprimono una esigenza profondamente umana: la sete di eternità, l'esigenza che, attraverso i figli, qualcosa di noi ci sopravviva.
E Gesù ci dice che lo stesso bisogno di fecondità ce l'ha Dio. Quest'ansia umana è diventata anche ansia divina ed è per questo che afferma "sono figli di Dio perché sono figli della resurrezione".
Dio e gli uomini hanno lo stesso bisogno di dare la vita a figli da amare. Dio è Padre perché ha dei figli che sono vivi per sempre.
È questo il seme, la radice della resurrezione.

Un'altra cosa però traspare dalla domanda: i sadducei concepiscono il Paradiso come una durata senza fine di tempo. E questa visione è anche di tanti cristiani. Spesso si pensa al Paradiso più come ad un prolungamento del presente che come alla forma stessa della vita di Dio; più come ad una sottrazione di vita («non prendono né moglie né marito») che come ad un'addizione senza fine e misura di vita. Essere in cielo significa partecipare della vita di Dio, è il superamento dei limiti dell'amore.
Ecco perché non si sposeranno, perché il matrimonio non sarà più necessario. Quello che rimarrà sarà l'amore. Non si sposeranno ma ameranno, e lo faranno senza più misura o limiti, perché ameranno con la pienezza di Dio. Nessun gesto d'amore andrà perduto o dimenticato, ma invece verrà portato alla massima grandezza.

«Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe». Loro appartengono a Dio, ma anche Dio appartiene a loro. È così forte il loro legame che Dio si presenta con il nome dei suoi amici, di coloro che ama. Dio più forte della morte, ma anche così umile da sentire i suoi amici come parte integrante di sé.
Ed è perché sono parte di sé che li farà risorgere, che ci farà risorgere. Perché è solo con la nostra resurrezione che può essere "Padre per sempre".
Dire resurrezione equivale a dire Dio. La fede nella resurrezione non è il frutto del mio desiderio di esistere oltre la morte, della mia sete di eternità, ma ci dice il bisogno di Dio di donare la vita, di custodire tutte le vite "all'ombra delle sue ali" (cfr. Sal 17, 8).

Noi diciamo che l'uomo è un 'essere mortale'. Ma Gesù ci dice invece che l'uomo è un essere 'natale', che esiste per la nascita, che nasce continuamente, che nascerà per sempre. Il nostro pellegrinaggio non va verso la morte, ma va dalla morte verso la vita.


(2Mac 7,1-2.9-14; Sal 16; 2Ts 2,16-3,5; Lc 20,27-38)