19 gennaio 2023

Fidarsi di Dio - 22/1/2023 - III Domenica Tempo Ordinario (o della Parola di Dio)

San Pietro lascia la barca e le reti per seguire Gesù
Cappella della Nunziatura Apostolica (Parigi)
(mosaico - Centro Aletti)



Con l'Incarnazione Dio ha deciso di non 'stare più al suo posto'. È sceso al livello dell'uomo per incontrarlo sul suo terreno, nel concreto della sua realtà quotidiana.
E con l'arresto del Battista, Gesù, lungi dal lasciarsi spaventare, inizia a mettersi in movimento. Vuole coinvolgere tutto e tutti. Passerà tra gli uomini per raggiungere tutti. Non si fermerà per non lasciarsi legare da nessuno, perché nessuno possa vantare alcuna priorità su di Lui.

Ma il suo passaggio non è mai neutrale, gli esseri umani sono sollecitati a fare una scelta: o il rifiuto o l'adesione. Dopo l'incontro col Cristo la tua vita, in un modo o in un altro, non sarà più la stessa.

Tipico esempio è la chiamata dei primi discepoli narrata nel Vangelo di oggi (spero che sia stata letta la versione lunga, le due parti si illuminano a vicenda: l'andare si concretizza nella chiamata). La prima cosa da notare è che questa chiamata non avviene in una cornice sacra, ma in una scena profana: il lago di Galilea, cioè quanto di più religiosamente lontano dal tempio.
Però è una chiamata sul solco delle grandi chiamate dell'Antico Testamento: Mosè chiamato mentre pascola il gregge del suocero, Gedeone mentre batte il grano sull'aia, Davide mentre pascola le pecore del padre. La chiamata avviene nel contesto delle occupazioni ordinarie. Dio ti viene incontro nel quotidiano, lungo le tue strade, nei luoghi che ti sono familiari.
E la chiamata si può riassumere in due verbi; «vide» e «disse». Le uniche 'armi' di Gesù sono lo sguardo e la voce.

Non è banale quel «vide». È uno sguardo che mette a fuoco la persona, la sceglie, le toglie dall'anonimato della folla e la pone al centro. È uno sguardo che è soprattutto carico di affetto, che esprime amore. È uno sguardo che diventa una proposta di relazione, di comunione.

Il «disse» sottolinea l'importanza della voce. Una voce dal timbro unico, pieno del calore del rispetto e dell'amore. Una voce che ti colpisce il cuore facendo tacere tutte le altre.

Il discepolo non deve fare altro che rispondere a quella voce, deve lasciarsi trovare, lasciarsi fare. L'iniziativa è sempre di Gesù.
La fede è sempre risposta all'iniziativa di Dio. Se 'mi decido' è perché sono stato toccato da Qualcuno che 'si è deciso' nei miei confronti. Non siamo noi che andiamo alla ricerca di Dio, è Dio che si mette alla ricerca dell'uomo ("Adamo, dove sei?" Gen. 3, 9). La vita cristiana non è una conquista, ma un 'essere conquistati'.

Un'ultima considerazione su quel "lasciare" dei discepoli. Discepolo non è chi abbandona o rinuncia a qualcosa, è chi ha trovato Qualcuno. Il distacco non è il fine, ma la condizione per lasciarsi riempire la vita. Si tratta di fidarsi di Gesù.
I discepoli non sono chiamati a sottoscrivere una lista di cose da credere. Sono chiamati a fidarsi di una persona, ad affidarsi totalmente a Lui, a stabilire una relazione personale con Cristo. Fede non significa "credere che...", ma affidarsi al "Signore tuo Dio", fidarsi di Lui fino in fondo.


(Is 8,23-9,3; Sal 26; 1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23)


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