I discepoli di Emmaus Janet Brooks-Gerloff (1992) (Abbazia di San Cornelio, Aquisgrana) |
Vangelo molto ricco di vari spunti di meditazione quello dei 'discepoli di Emmaus', ma mi limiterò a vederne un paio.
«Egli entrò per rimanere con loro»
Proprio pochi giorni fa la mia amica A.F. mi faceva notare che ai nostri pochi 'eccomi' rivolti al Signore, fanno invece riscontro i numerosi 'eccomi' che Dio ci dice.
Dio ha deciso di restare con noi. Lui vuole stare con noi anche se noi non lo riconosciamo, anche se noi lo riteniamo uno che non sa niente "quello che accade nei nostri giorni".
Ogni giorno Lui ci dice 'eccomi, sono qua'.
Noi lo possiamo incontrare sulle nostre strade. Solo che ha il volto di uno qualsiasi, l'aspetto comune di una persona che incontro o che mi ferma per strada.
Lui ci da un appuntamento nell'imprevedibile, ci chiede che il nostro cuore sia attento alle persone. Lui si rivela attraverso il "sacramento del fratello".
Ha deciso di rimanere in mezzo a noi, con noi, e noi dobbiamo 'ri-conoscerlo', cioè conoscerlo di nuovo ogni volta. Perché ogni incontro può essere un incontro col Vivente, col Risorto. Ogni incontro è sorpresa, novità.
Ogni incontro può essere un'apparizione.
«Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero»
Pasqua è il dono della luce, è un dono che si riceve con gli occhi.
Giovanni ci ricorda che quando Gesù è venuto in mezzo a noi, "il mondo non l'ha riconosciuto" (Gv 1, 10). E adesso che ha deciso di rimanere, il peccato diventa quello di tenere gli "occhi chiusi". Non è Lui che è assente, che non ascolta le nostre preghiere, che è in ritardo sulle nostre richieste. Siamo noi che non lo riconosciamo perché teniamo gli occhi chiusi.
«si fa sera e il giorno è ormai al tramonto»
Apri i nostri occhi, Signore, aprili alla tua luce. Luce che non abbaglia, luce che ci dona il tuo sguardo che è pieno solo di amore infinito.
(At 2,14.22-33; Sal 15; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35)
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