13 aprile 2023

Uno di noi, uno che non c'era - 16/4/2023 - II Domenica di Pasqua

Gesù Risorto e Tommaso
Collegio Stella Maris - La Gavia - Madrid (Spagna)
(mosaico - Centro Aletti)



La Chiesa appena nata fa subito esperienza delle difficoltà della missione: gli Apostoli non riescono a 'convincere' neanche uno dei loro! Parlano bene, di un fatto che hanno vissuto, ma non sono convincenti. E se non 'convertono' neanche uno dei loro, come potranno convertire il resto del mondo?
Quando i miei figli hanno detto che avevano iniziato il rapporto con le ragazze che poi saranno diventate le loro mogli, avevano lo sguardo, il modo di parlare, tutto l'atteggiamento del corpo, che esprimevano tutta la loro gioia e la loro felicità. Più che le parole, era tutta la loro persona che parlava, che convinceva.
Agli Apostoli mancava ancora questa gioia profonda, questo amore traboccante. Mancava ancora lo Spirito Santo.
Non bastano le belle parole per convincere. Occorre anche che tutta la nostra vita parli, tutta la nostra persona viva e comunichi il nostro amore.

Tommaso è uno di noi. È un uomo del nostro tempo che viveva 2000 anni fa. Lui ha già la mentalità di oggi: conta solo ciò che si può misurare, pesare, toccare, analizzare, calcolare. Se una cosa non la puoi trovare in una provetta, o con una ricerca su internet, o se non è una voce della busta-paga, non conta, non esiste.

Dio non si scandalizza di questo nostro modo di pensare. Gesù non condanna Tommaso (e noi con lui). Lui è disposto a soddisfare la sua curiosità, il suo bisogno di concretezza: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!»
Ma quando Gesù va verso di lui, Tommaso rinuncia ad ogni verifica è dà la grande risposta, la più grande proclamazione di fede del Vangelo: «Mio Signore e mio Dio!»
È la risposta di un uomo trasformato dall'incontro profondo col Signore, la risposta di una persona purificata, che non ha più bisogno di toccare con le mani perché è stato toccato nel cuore.

E a questo punto c'è l'unica benedizione narrata da Giovanni: «beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». È la benedizione dei credenti, la nostra benedizione.

Poi Giovanni spiega lo scopo del suo Vangelo. Non è un libro scritto per soddisfare la curiosità o per aumentare la nostra conoscenza. È stato scritto per alimentare la nostra fede, per farci crescere nella fede, per sostenerci nel nostro cammino di fede.
E in questo cammino un buon compagno può essere proprio Tommaso, colui che 'non c'era'. Perché lui è come noi, non cade subito in ginocchio, non si fida, ha dei dubbi e delle resistenze, ha i 'piedi pesanti' e che fanno fatica a sollevarsi da terra, tarda ad arrendersi. Anche lui come noi ha tanto bisogno dell'infinita pazienza di Dio. Ma è proprio per tutto questo che alla fine usa le parole più semplici per dire la cosa più grande: «Mio Signore e mio Dio!»


(At 2,42-47; Sal 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31)


Nessun commento:

Posta un commento

È buona cosa firmare sempre i propri messaggi. I commenti anonimi vengono accettati, ma preferirei sapere con chi parlo.