Corpus Domini Taddeo Crivelli Miniatura su pergamena, 1476 Museo di S. Petronio(Bologna) |
Corpus Domini, festa dell'Eucarestia, festa della Comunione.
Fare la Comunione non vuol dire soltanto mangiare l'ostia, vuol dire anche essere innestati nella vita stessa di Dio, entrare in intima comunione con Lui.
Ma proprio per questo deve anche farci entrare in comunione con gli altri.
Ogni sacramento, prima di essere un fatto personale, è un fatto ecclesiale, comunitario. E la Comunione, il Sacramento che fa la Chiesa, lo è più di tutti gli altri. Attraverso l'Eucarestia scopriamo la nostra vocazione 'communionale', scopriamo che non si può vivere il cristianesimo in un'ottica individualistica.
Padre Jean-Marie Tillard O.P. faceva notare: "Vivere l'Eucarestia, comunicare allo stesso Pane, mentre nella vita quotidiana i nostri punti di vista ci mettono in opposizione tra di noi, non equivale necessariamente ad una menzogna che ci rende indegni del Sacro Banchetto. Al contrario, questo atto può anzi proclamare con una forza superiore alle nostre parole, quanto le nostre diversità e divergenze si radichino in una stessa comunione al Vangelo, nell'ottica di uno stesso progetto".
Dei cristiani non possono trasformare in non-amore le loro divergenze, ma attraverso l'Eucarestia devono riuscire ad amarsi nonostante le divergenze e i contrasti.
Perché in fondo l'Eucarestia è il sacramento dell'unità (e non dell'unanimità) e della differenza. La Comunione realizza l'unità esaltando le differenze. Il Pane che viene ricevuto non produce a tutti gli stessi effetti, non produce un cristiano standard (che non esiste), ma stimola, irrobustisce, favorisce le doti personali di ognuno.
La Comunione produce comunione tra le persone, ma sviluppando le caratteristiche peculiari di ognuna di queste persone.
Come diceva Yves Congar (con una frase che mi piace molto): "Se vuoi essere cattolico devi essere unito nella diversità e diverso nell'unità".
Ma non dobbiamo dimenticare che la parola 'Eucarestia' letteralmente significa 'riconoscenza, rendimento di grazie', "azione di grazie" dice il catechismo (CCC 1360).
Ogni cristiano dovrebbe ringraziare il Signore per il Suo amore, per i Suoi doni. Ogni comunità dovrebbe trovare spazi per aprirsi alla riconciliazione, cercare di benedire e lodare il Signore per la varietà di doni che le varie persone, con le loro differenze, fanno alla comunità e alla Chiesa.
Quando riceviamo l'ostia noi rispondiamo "Amen!". Però non dobbiamo dimenticare che quell'amen non è un semplice atto di fede, un proclamare che crediamo che quel pezzo di pane è realmente corpo di Cristo, che Gesù è realmente presente in quel pane. Ci dobbiamo ricordare che è anche un impegno, un assumersi la responsabilità di costruire il Corpo di Cristo nella comunione con tutti i fratelli.
(Dt 8,2-3.14-16; Sal 147; 1Cor 10,16-17; Gv 6,51-58)
Nessun commento:
Posta un commento
È buona cosa firmare sempre i propri messaggi. I commenti anonimi vengono accettati, ma preferirei sapere con chi parlo.