Icona della Trinità Andrej Rublëv (tempera su legno - 1420-1430 circa) galleria Tret'jakov (Mosca) |
Dio ha creato il mondo con le parole, ma l'uomo lo ha creato con le sue mani. Nonostante questo, per Dio l'uomo è la sua poesia più bella: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito [...] perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Quel "tanto" indica non una quantità indeterminata, ma una totalità. È la misura di chi è disposto ad affogare per salvare chi sta affogando. È la misura di Dio, che è amore senza misura.
Cristo per la nostra salvezza si spinge fino in fondo, vuole raggiungere l'uomo in difficoltà ovunque esso sia. Non gli interessa la propria salvezza, gli interessa l'uomo. Gli interessa essergli vicino, essere assieme a lui, salvarsi insieme. Perché, come dice la scrittrice Sarah Rees Brennan, "forse questa è l'unica cosa che abbiamo imparato a conoscere dell'amore. L'amore è quando si salva qualcuno, non importa a che prezzo".
Anche Dio non si lancia al salvataggio da solo, Lui va in tre. Per la nostra salvezza si mette al lavoro tutta la Santissima Trinità: c'è il Padre che lancia l'azione di salvataggio, c'è il Figlio che si cala fisicamente sulla terra a soccorrerci. E tutti e due si muovono per amore reciproco, cioè lo Spirito Santo. Sono tre ma sembrano uno solo, SONO uno solo.
Il mistero della fede cristiana: 1+1+1=1. Per la nostra matematica una cosa inconcepibile.
Ma Dio è amore, è relazione. E la relazione è essere uno per l'altro, non uno accanto all'altro, ma uno a favore dell'altro. Quindi, forse, a Dio non piacciono le addizioni. Forse Lui preferisce le moltiplicazioni. Difatti 1x1x1=1. Moltiplicare per poi con-dividere.
Ogni giorno Dio moltiplica il suo amore per poi condividerlo con noi.
E anche se, come dice Mosè nella prima lettura, siamo «un popolo di dura cervice», cioè siamo dei zucconi, abbiamo una testa dura che non capisce un tubo, per Dio siamo cosa molto preziosa, Lui ci ha fatto con estremo amore, siamo fatti "a sua immagine, secondo la sua somiglianza" (cfr. Gen 1, 26). Non siamo creature qualsiasi, siamo il riflesso di Dio. Anche se peccatori, non siamo da scartare, da buttare via. Difatti anche nel momento in cui ci allontana dal giardino dell'Eden, Dio si prende cura di noi, con le sue mani ci fa delle tuniche di pelle e ci riveste (cfr. Gen 3, 21).
In qualsiasi abisso ci siamo infognati, la Trinità è disposta a partire al soccorso. Al più debole SOS scatta l'operazione salvataggio, senza nessuna paura e senza nessun dubbio. Solo con la gioia di aver salvato la persona amata.
Una sola nube può offuscare questa gioia: come salvare chi non vuole essere salvato?
(Es 34,4b-6.8-9; Dn 3,52-56; 2Cor 13,11-13; Gv 3,16-18)
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