17 agosto 2023

È vero, Signore, ma ... - 20/8/2023 - XX Domenica Tempo Ordinario

Gesù e la cananea



Protagonista di questo brano è una donna cananea. Questa donna sembra che sappia solo gridare, anzi, il verbo originale del Vangelo è lo stesso che viene usato per indicare il latrare dei cani. E i giudei consideravano gli abitanti di Canaan dei cani. Questo spiega tutto il dialogo.

È una cananea, una pagana, una idolatra. Senza nessuna preparazione, gridando inizia la liturgia. «Pietà di me, Signore!», cioè «Kyrie, eleison!» nell'originale del Vangelo.
Non è una formula che dice distrattamente, per abitudine, quasi un riflesso condizionato. È un grido che le sgorga dal cuore. Da un cuore ferito per amore, ferito dalla sofferenza di una persona amata. Si aggrappa a questa invocazione come un'ostrica allo scoglio, è la sua scialuppa di salvataggio, verità di una fede che non compare in nessun registro parrocchiale, ma che non è per questo meno vera, profonda, vissuta fin nelle sue viscere più intime.

Ma di fronte a queste grida Gesù tace. Anzi, oppone, per interposta persona, un rifiuto. Al silenzio di Gesù, al suo esplicito rifiuto, la donna risponde "prostrandosi davanti a Lui". È l'atteggiamento dell'adorazione. Questa donna cananea si rivela capace di adorare la non risposta di Dio. Adorare il silenzio di Dio. Adorare il rifiuto di Dio.

E Dio, che già si era commosso, non riesce più a tacere, e stimola questa (ma)donna, ad andare ancora più avanti. La spinge a scoprire che la preghiera, in fondo, consiste nel dar ragione a Dio, perché quando Lui ha ragione siamo noi a guadagnarci. Perché "è vero, Signore, io non sono degno", ma 'nessuno è escluso né dal Tuo amore né dal Tuo perdono' (fr. Roger). Perché, Signore, se non doni il tuo amore a chi ne ha bisogno, a chi li donerai?

Un'ultima considerazione.
L'insistenza sul tema del pane lascia capire che il problema della partecipazione alla mensa era già sentito dalle prime comunità cristiane, c'era già attrito tra le diverse mentalità, le diverse opinioni teologiche.
Allora si trattava del rapporto tra cristiani e pagani, ma oggi il problema riguarda persone della stessa fede (anche se qualche volta non ... della stessa morale).
Capisco che sono problemi complessi e a cui non tocca a noi trovare la soluzione, però, proprio nello spirito sinodale, sono meditazioni che anche noi possiamo e dobbiamo portare avanti.
Lo scandalo della divisione tra le chiese cristiane, la sofferenza degli 'esclusi dalla comunione', non possono lasciarci indifferenti. La sofferenza di uno solo dei nostri fratelli o sorelle è la nostra sofferenza.

Coma la donna cananea, anche noi siamo chiamati a urlare al Signore la nostra sofferenza, a dire al Signore "Hai ragione, ma ...", e a farlo fino a quando Lui ci risponderà: "Avvenga come tu desideri". Perché l'amore di Dio non si lascia fermare dalle stupide barriere degli uomini.


(Is 56,1.6-7; Sal 66; Rm 11,13-15.29-32; Mt 15,21-28)


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