07 settembre 2023

Guadagnare un fratello - 10/9/2023 - XXIII Domenica Tempo Ordinario

Altare della
chiesa della Riconciliazione (Taizé - Francia)
(foto J.C.)



Dopo il discorso programmatico sul monte, dopo il discorso in parabole, col brano di oggi Gesù inizia il 'discorso comunitario' che affronta i problemi della vita di una comunità cristiana.

«Se il tuo fratello...» Tutto deve partire da qui: siamo fratelli. All'interno di una comunità che cerca di essere cristiana c'è un'uguaglianza fondamentale, una pari dignità. Le differenze sono nei ruoli, nelle funzioni, no nel valore delle persone. E questi fratelli non sono perfetti, non sono privi di difetti e mancanze. La Chiesa è santa, ma formata da peccatori. È da questa realtà che nasce l'esigenza della 'correzione fraterna'.

«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va'...». Ecco la cosa straordinaria! Andare! Non rimanere fermi nel rancore e nelle proprie ragioni.
Prima ancora di far capire al fratello che ha sbagliato, occorre dimostrargli e convincerlo che è amato nonostante tutto. La carità, la pazienza, la misericordia, la sensibilità, sono la luce indispensabile attraverso la quale il deviante può scoprire il proprio errore di rotta. Più che richiamarlo all'ordine, occorre richiamarlo a lasciarsi amare. 
Un qualcosa ha rotto il 'noi', allora non bisogna stare fermi, ma bisogna far in modo di 'guadagnare il fratello'. La riconciliazione è sempre un guadagno, mai una perdita. Si tratta di rinunciare a qualcosa per guadagnare molto di più. L'una o l'altra parte si devono muovere, e Gesù, sempre coraggioso e provocatorio, dice che è proprio la parte 'offesa' a doversi muovere per prima.

Punto di arrivo è: «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Cioè la consapevolezza che una comunità di credenti si regge non sugli sforzi personali del singolo, ma sul nome di Gesù. È il mettere al centro della comunità non la propria persona, il proprio senso di giustizia, il proprio onore, ma sempre e solo Gesù che permette a una comunità di superare tutti i conflitti.

E in questo cammino di riconciliazione, tra il punto di partenza e quello di arrivo, c'è una strada da seguire, ed è quello che Paolo ci indica nella seconda lettura: «La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità».
Ma oltre alla carità, è necessaria anche l'umiltà. Umiltà che si traduce nell'abbandonare qualsiasi atteggiamento di superiorità. Chi ha sbagliato deve sentire che chi lo ammonisce sa di essere peccatore quanto e più di lui, sa di condividere la stessa fragilità e miseria. Non: "Guarda che cosa hai fatto!", ma: "Guarda che cosa siamo stati capaci di fare...".

E se una frattura tra due persone della comunità diventa insanabile? Dobbiamo fare come Gesù, che ha vissuto e ci ha detto di "amare i propri nemici". Gesù amava tutti, la sua famiglia, i suoi amici, ma amava anche i più lontani e li amava per primo anche senza ricevere il contraccambio. Ecco cosa significa "sia per te come il pagano e il pubblicano": anche se non riesci più a sentire l'altro come fratello, almeno amalo come farebbe Gesù, cioè sempre e comunque.


(Ez 33,1.7-9; Sal 94; Rm 13,8-10; Mt 18,15-20)


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