Nel Vangelo di oggi Gesù ci porta in una vera e propria 'gita di istruzione' attraverso il tragitto verso la casa di Giairo.
È un viaggio che inizia male, con la notizia della morte di una bambina di dodici anni.
La vita è un viaggio bellissimo, che vale ogni passo. Ma nella vita ci sono anche le tempeste (domenica scorsa), ci sono bambini che muoiono, innocenti che soffrono,ci sono ingiustizie, sofferenze e dolore.
In tutto questo la prima parola di Gesù è: «Non temere, soltanto abbi fede!»
Ma come è possibile non temere quando la morte è entrata in casa tua, nel profondo delle tue viscere? Il contrario della paura non è il coraggio che pensi di trovare in te, è la fede. Anche se dubiti, anche se la tua fede non ha nulla di eroico, lascia che il nome del Signore riprenda a mormorare nel cuore, lascia che il suo nome salga alle labbra con una ostinazione da innamorati. Perché la fede è un atto vitale. La fede è aderire come il bambino aderisce al petto di sua madre. Avere fiducia nel Signore, come ho fiducia nella mia mamma. E il salmo lo canta così: «Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l'anima mia» (Sal 131,2).
Quando arrivano alla casa vedono trambusto e gente che piange e grida forte. E Gesù proclama: «La bambina non è morta, ma dorme». Questo non vale solo per la bambina di Giairo, vale per tutti. Quelli che sono vissuti prima di noi, che sono andati avanti, quelli che chiamiamo 'morti', in realtà dormono in attesa del risveglio, l'ultimo risveglio che sarà sulla vita piena. La fede biblica è che Dio è il Dio dei vivi, non dei morti (cfr. Mt 22,32), e Dio nelle sue creature non ha messo un seme di morte, ma una radice di vita e di salvezza.
Gesù, entrato nella camera della bambina, manda fuori tutti gli altri e prende con sé il padre e la madre. Prima di tutto ricompone il legame degli affetti, il cerchio dell'amore che fa vivere.
Poi prende per mano la piccola. La legge diceva che toccare un morto rendeva impuri. Gesù ci insegna che dobbiamo toccare la disperazione di una persona per poterla aiutare, confortare, rialzare. E così facendo ci dona un'immagine di Dio bellissima: Dio è una mano che ti prende per mano, con dolcezza. Intreccia le sue dita con le mie, la sua vita con la mia, il suo respiro col mio, le sue forze con le mie.
E le dice: «Talità kum. Bambina, alzati!». Lui può solo aiutarla, sostenerla, ma è solo lei che può decidere di risollevarsi: alzati! E la bambina si alza e riprende a camminare. Gesù non si impone, ma si propone. Ti aiuta e sostiene senza sostituirsi a te, lavora con te, non al posto tuo.
A ciascuno di noi, qualunque sia la quantità di dolore che abbiamo dentro, la porzione di morte che ci abita, il Signore ripete: 'Talità kum'. In ognuno di noi, qualsiasi sia la nostra età, c'è una vita sempre giovane, e ad essa il Maestro ripete: "Talità kum; giovane vita, risorgi, riprendi la fede, il coraggio, la lotta, la ricerca, il dono". Riuscissimo a sentire queste parole di Gesù, dopo ogni ferita della vita, a ogni risveglio!
Là dove l'uomo si ferma, Dio continua a far ripartire, là dove la vita si addormenta, la sua parola risveglia. Per Cristo nessuno è morto per sempre: poiché sei creatura sana e senza veleno, alzati!
E ripete su ogni creatura, su ogni fiore, su ogni uomo e su ogni donna, la benedizione di quelle antiche parole: 'Talità kum; giovane vita, rivivi, risorgi, risplendi. Tu porti salvezza'.
Letture:
Sapienza 1,13-15; 2,23-24
Salmo 29
Seconda Corinzi 8,7.9.13-15
Marco 5,21-43