13 giugno 2024

Dio sparge tanti piccoli semi nel nostro cuore - 16/6/2024 - XI Domenica Tempo Ordinario

Semi di senape
(foto J.C.)



Due parabole all'insegna, una della tenerezza di un germoglio, e l'altra di un minuscolo seme che genera vita e conforto per uomini e uccelli. Gesù ci parla del Padre con parole semplici, ci spiega l'infinito di Dio con parole minuscole, tratte dalla vita quotidiana delle persone che lo ascoltano. Non fa ragionamenti, ma ci apre il libro della nostra quotidianità.

Il Regno di Dio come un uomo che semina. Dio è il buon seminatore che sparge in noi e nel creato le sua energie in forma di semi. E allora il nostro compito è quello che accogliere e portare a germogliare i semi di Dio, di farci seminatori del seme di Dio. Tante volte noi domandiamo delle grazie al Signore e spesso Lui ci dona un pugno di sementi da far fiorire.
E qui succede il miracolo: alla sera vedi un bocciolo, e al mattino un fiore stupendo spande il suo profumo. Tutto senza il nostro intervento. Come dice il Vangelo, "che tu dorma o sia sveglio, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce".
Quanta pace e serenità in questo! Le sementi di Dio, le cose buone, germogliano. crescono per la loro stessa forza interna. Attraverso di noi e nonostante le nostre resistenze e i nostri limiti, Dio matura. Nel mondo e nel cuore degli uomini.

Tutte le persone che ci circondano sono il campo in cui Dio ha sparso i suoi buoni semi, nessuno ne è escluso, nessuno è vuoto. Perché Dio semina sempre, la sua è una mano viva che sparge vita. Siamo noi che pretendiamo prove, risultati.
Come genitori, come educatori, siamo spesso tentati di dire: 'ho cercato di insegnare la fede, di trasmettere buone cose, valori, ma non mi hanno seguito. Dove ho sbagliato?'
Non dobbiamo dimenticare che noi non sappiamo niente di ciò che accade nell'intimo di un'altra persona. Noi abbiamo deposto un seme, che adesso è là, deposto nel terreno, nascosto. È là anche se noi non lo vediamo.
E nessuno può sapere di quanta luce del sole, di quanta acqua piovana, di quanta 'rugiada dello Spirito' (Seconda Preghiera Eucaristica) ha bisogno quel chicco di grano per maturare. La forza è nel seme, non nel seminatore, non in noi.

La seconda parabola mostra la sproporzione tra il piccolo seme e il grande albero che ne nascerà, cioè tra le nostre piccole forze e capacità (e la nostra debolezza e incapacità) e i risultati che possiamo raggiungere.
Il piccolo seme di senape è dentro di noi, e fa crescere degli alberi, magari non maestosi, magari striminziti. Alberi che certamente non salveranno il mondo, ma come ci dice Gesù, potranno dare il nido a qualche uccellino, potranno dare riparo e conforto a qualcuno che ne aveva bisogno.

Le due parabole ci dicono che Dio ama i mezzi poveri, «ha guardato l'umiltà della sua serva» (Lc 1, 48), e che il suo Regno cresce per la segreta forza delle piccole cose buone, della bontà, della verità, della bellezza.
Tutta la nostra fiducia è in questo: Dio è all'opera nella terra con tante piccole cose, con tanti piccoli semi che sparge senza sosta nei nostri cuori.




Alberi d'ombre,
isole naufragano in vasti acquari,
inferma notte,
sulla terra che nasce:

un suono d'ali
di nuvola che s'apre
sul mio cuore:

nessuna cosa muore,
che in me non viva.

Tu mi vedi: così lieve son fatto,
così dentro alle cose
che cammino coi cieli;

che quando Tu voglia
in seme mi getti
già stanco del peso che dorme.

Salvatore Quasimodo - Seme
(da 'Oboe sommerso', 1932)



Letture:
Ezechiele 17,22-24
Salmo 91
Seconda Corinzi 5,6-10
Marco 4,26-34


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