16 gennaio 2025

La logica dell'amore - 19/1/2025 - II Domenica Tempo Ordinario

 
Festa di matrimonio
Marc Chagall
litografia, 1961

 
«Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea». Nonostante tutte le situazioni tragiche che c'erano in Israele, e non solo là, Gesù comincia la sua missione ad una festa di nozze. Deve esserci qualcosa di molto importante, se proprio da questo segno vuole cominciare a compiere i suoi 'segni'. E questo qualcosa è che Dio viene come festa. È il volto nuovo di Dio.
A lungo abbiamo pensato che Dio non amasse troppo le feste degli uomini. Troppo spesso dimentichiamo che nel dolore Dio ci accompagna, ma Lui non porta, non vuole il dolore. Lui benedice la vita!
Cana è un invito a godere dei momenti di gioia vera: un amore, un'amicizia, la nascita di un figlio, il ritrovarsi; ma anche i piccoli piaceri: un bicchiere di vino buono con gli amici, sentire il corpo sano, incantarsi davanti alla bellezza di un tramonto o di un quadro o di una musica ... In quei momenti c'è dentro il Signore.
Dio gode della gioia degli uomini, la approva, la apprezza, ne è coinvolto. Dio gioisce della mia gioia, come fa un padre con il figlio che ama. Cana ci dice che io sono la gioia di Dio, che io posso dare gioia a Dio.
 
Ma c'è un'altra cosa da notare: Gesù ha procurato del vino a chi, come fa notare il direttore del banchetto, ha «già bevuto molto». È un miracolo che non è all'insegna del necessario, ma del 'di più', oserei dire del superfluo.
Gesù proclama subito che è venuto per portare a tutti l'amore senza limiti del Padre, per festeggiare pienamente la riunificazione familiare tra Dio e tutti i suoi figli. È venuto per proclamare, e vivere, la gioia della festa, il banchetto nuziale del ritrovato amore tra l'umanità e Dio. E ci dà subito la prova che il Signore dona sempre il centuplo, Lui ci ripaga sempre "con una misura traboccante". Lui non ci dona quello che meritiamo (e per fortuna!), ma più di ciò che necessitiamo. È la logica dell'amore: ti amo, e quindi voglio che tu sia felice, voglio per te il massimo della felicità.
 
Il vino, in tutta la Bibbia, è simbolo dell'amore, della festa, dell'alleanza. Se viene a mancare, significa che la vecchia alleanza si trascina stancamente, si va esaurendo, e occorre qualcosa di nuovo, forse un nuovo volto di Dio.
Il vino che viene a mancare è anche esperienza quotidiana: la fede è dubbiosa, il cuore stanco, l'amore è così poco, così a rischio, così raro! Quante volte ci viene a mancare quel vino che dà qualità alla vita, un vino di gioia, di passione, di amicizia, di entusiasmo, di vitalità, di energia che rinfranca il cuore!
Cana ci suggerisce due cose per ritrovare quel vino.
Prima cosa: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Sono le ultime parole di Maria nel Vangelo. Prime e ultime sue parole rivolte a uomini. «Fate» il suo Vangelo. Non solo ascoltate e annunciate, ma «fate», rendetelo gesto e vita quotidiana. Fate e si riempiranno le anfore vuote della vita, perché più Vangelo vuol dire più vita.
Seconda cosa: «Riempirono le anfore fino all'orlo». Al Signore posso portare solamente della semplice acqua. E lui la vuole tutta, fino all'orlo. Ho solo un po' d'amore, forse stanco, forse senza luce. Non importa: quando le sei anfore della mia umanità, dura come la pietra e povera come l'acqua, saranno offerte a lui, colme fino all'orlo di tutto ciò che è umano e mio, sarà lui a trasformare questa povera acqua nel migliore dei vini, immeritato e senza misura.
 
Andare realmente a Cana significa incontrare il Padre di Gesù (e mio), il Dio magnifico e libero, attento alla gioia dei suoi figli più ancora che ai loro meriti e alla loro fedeltà.
 
 

 
Letture:
Isaia 62,1-5
Salmo 95
1 Corinti 12,4-11
Giovanni 2,1-11
 
 

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