L'inizio del Vangelo di Giovanni è una somma di teologia, filosofia e poesia tutte di altissimo livello. Penso che solamente un mistico riesca a coglierne fino in fondo la profondità e la bellezza.
A me vengono in mente solo alcuni sprazzi che vorrei condividere.
Il brano inizia con le parole «In principio
», sono le stesse parole con cui inizia la Genesi, il primo libro della Bibbia. Sembra quasi che l'evangelista ci voglia dire che l'Incarnazione è la nuova creazione. Dio, che fa nuove tutte le cose, ci dona nuove possibilità.
Dio non accetta la distanza che abbiamo posto tra Lui e noi, non si dà pace per la nostra fuga. E allora decide di venire in mezzo a noi come uno di noi. Lo fa per starci vicino, per aiutarci a rialzarci quando cadiamo, per consolarci e asciugare le nostre lacrime quando soffriamo, per rendere sempre più piena la nostra gioia e la nostra felicità. Lo fa per darci tutta la sua forza e tutto il suo amore per mezzo del suo Spirito.
Perché dopo il Natale di Gesù viene il nostro natale, che Giovanni spiega così: «A quanti l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio
». C'è tutto il Vangelo in questa frase: è per questo che è venuto, è stato crocifisso ed è risorto, perché gli uomini diventino figli di Dio. Ci troviamo proiettati nel centro luminoso di tutto ciò che è accaduto e che avverrà. C'è in noi non una semplice possibilità o un diritto, ma di più, un'energia, una forza: diventare figli di Dio.
In tutte le Scritture e in tutte le culture, figlio è colui che si comporta come il padre, che gli assomiglia e ne perpetua i gesti. Figlio di Dio è colui che assomiglia a Dio nei pensieri, nei sentimenti, nel pane dato, nel perdono sempre regalato. Diventare figli è una concretissima strada infinita.
Il vangelo è pieno di un piccolo avverbio che ci spiega con semplicità in che modo fare questo percorso: è l'avverbio 'come'. È una parola che non sta in piedi da sola, che rimanda ad altro: siate perfetti come il Padre, siate misericordiosi come il Padre, amatevi come io vi ho amato, la tua volontà in terra come in cielo. Come Cristo, come il Padre, come il cielo.
Si apre per noi un orizzonte infinito: non essere mai misura a te stesso, misurati con Dio e con il vangelo. Non ti realizzerai mai se non provi a realizzare Cristo. E tu hai questa infinita possibilità perché Dio stesso te la dona.
Ma Dio che cosa fa? Il Padre genera e comunica vita. Sei figlio di Dio quando solleciti negli altri le sorgenti della vita; quando ridesti luce e calore, quando generi pace, sai ridare speranza. Dio è amore; ma come è possibile anche solo assomigliargli? C'è in noi un potere, datoci a Natale, e prima ancora, addirittura "in principio", il Verbo è da sempre, sostanza di tutto il creato, segreto di ogni parola; nulla è stato fatto senza di lui, la luce è nel guscio di argilla del corpo di un neonato, la sua tenda in mezzo a noi.
La nascita di Gesù e la sua estrema povertà sono lo specchio di chi sei tu: poverissimo, lontanissimo da casa, irregolarissimo, inadeguatissimo.
L'Incarnazione è l'offerta che Dio ti fa, Lui il vicinissimo, l'innamoratissimo, Lui che fa pazzie per te.
La mangiatoia è la meta del viaggio per scoprire finalmente che anche tutte le tue miserie sono amate da Dio, per contemplare la sua presenza proprio là dove provi vergogna e imbarazzo.
Betlemme è il nuovo punto di partenza, ma questa volta si viaggia in due: Dio ti prende a braccetto e inizia a camminare con te. Per sempre.
Letture:
Siracide 24,1-4.12-16
Salmo 147
Efesini 1,3-6.15-18
Giovanni 1,1-5.9-14
A proposito di potere datoci a Natale...ma è un'impressione che è rimasta solo a me o durante questi giorni di festa, mai come quest'anno, ho incontrato quasi soltanto persone piene di luce, di vita, di intimo desiderio di fare, suscitare, re-suscitare?
RispondiEliminaMi è sembrato di incontrare un'umanità decisa a non rassegnarsi a un mondo che oggettivamente potrebbe solo condurre a lasciarsi andare.
Grazie della visita de delle parole
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