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Gesù sulla barca Pedro Cervantes Gallardo - olio su tavola (1949) chiesa di San Joaquín Garrucha, Almería (Spagna) |
Nel brano di oggi ci sono due particolari minori che mi hanno fatto riflettere.
Il primo è: «lo pregò di scostarsi un poco da terra». Nel momento dello sconforto, dopo una notte passata a sfaticare senza nessun risultato, Gesù si avvicina con estrema delicatezza, non dà consigli, né cerca di minimizzare. Lui prega Pietro.
Mi tocca nel profondo questo Dio che nel momento dello sconforto, del fallimento, non si impone, non mi dice di pregarlo, ma è Lui che prega me! Davanti ai miei fallimenti, ai miei sbagli, ai miei peccati ricorrenti, Lui sale sulla barca della mia vita e mi prega di ripartire, di affrontare nuovamente il mare, l'avventura della vita.
È questo il vero volto di Dio che Gesù è venuto a rivelarci. Gesù ci dice che Dio che non è corrucciato, pronto alla punizione per le nostre mancanze, fiscale nell'applicazione della legge. Ci annuncia che il Padre, nel momento dello sconforto, ci prega di "scostarci un poco da terra". Ci annuncia che Dio "sta alla porta e bussa" (Ap 3, 20) e attende che noi gli apriamo l'uscio del nostro cuore.
E questo mi porta alla seconda riflessione: «sulla tua parola getterò le reti». Le parole di Gesù sono parole che riempiono la vita, danno profondità a tutto ciò che penso e faccio; riempiono le reti di ciò che amo e la vita di futuro.
Sono parole che cercano di tirare fuori il meglio di me. Non parlano dei difetti e delle mancanze, ma danno nuove prospettive, nuove speranze.
E le nostre parole come sono? Per quanto mi riguarda, purtroppo devo ammettere che le mie sono spesso vuote, distratte. Ma a volte sono anche acide, piene di giudizio, condanna, astio.
Mi pare che più si sono sviluppati i mezzi di comunicazione, e meno comunichiamo. Negli ultimi anni poi, si usano sempre più parole di odio e sempre meno parole di pace. E questo non solo sui social, ma anche nella vita quotidiana, per strada, sul lavoro, tra le nazioni e i popoli.
È necessario ricollocare le nostre parole alla luce della Parola, lasciare che questa penetri nel nostro cuore, che ci spinga al largo. Solo così anche le nostre parole daranno nuove speranze, e la nostra vita avrà nuove consolazioni.
Letture:
Isaia 6,1-2.3-8
Salmo 137
1 Corinzi 15,1-11
Luca 5,1-11
Una persona arida della nostra famiglia, parente involontaria, ha l'abitudine di utilizzare spesso l'aggettivo "maledetto"; mi ha sempre messo inquietudine, un guizzo di paura, disagio...e pertanto è aggettivo che ho sempre vietato, il solo, categoricamente ai miei figli.
RispondiEliminaLe parole che scegliamo parlano di noi più che i contenuti che veicoliamo attraverso di esse. E se sono brutte, di sicuro non ci facciamo mezzi del Signore che è in noi...da martedì mi trovo nel paesino di origine di mio papà, in Puglia.
E qui, ad ogni passo, tutto parla di Dio e tutti parlano con parole che parlano di Dio.
Che pace...
Grazie. Sono d'accordo con te.
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