C'è differenza tra vedere e guardare. Vedere è cogliere qualcosa con la vista in maniera poco approfondita o involontaria. Guardare invece significa soffermare il proprio sguardo con maggiore attenzione. Chi vede, percepisce. Chi guarda, controlla, studia.
«Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello?» Troppo spesso noi non ci limitiamo a 'vedere' i difetti degli altri, ma osserviamo con attenzione, fissiamo lo sguardo sulle pagliuzze, cioè su sciocchezze, su piccole cose storte. Troppe volte non vediamo i tanti lati positivi di una persona perché siamo troppo occupati a scoprire i suoi difetti, i suoi punti deboli.
Gesù ci ricorda che il difetto più grande non è nell'altro, ma in noi, nei nostri occhi, nel nostro sguardo.
Gesù ci dice che lo sguardo di Dio è diverso: Dio guarda con sguardo benedicente.
«Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31). Il Dio biblico è un Dio felice, che non solo vede il bene, ma lo emana, perché ha un cuore di luce e il suo occhio buono è come una lampada che dove si posa diffonde luce e amore (Mt 6,22).
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo». La morale evangelica non è un'etica di perfezione, ma di semi sparsi con abbondanza, di frutti buoni, di mani e cuori aperti per abbracciare. Dio non cerca alberi senza difetti, con nessun ramo spezzato dalla bufera, contorto di fatica, bucato dal picchio o dall'insetto. Per Dio l'albero giunto a perfezione, non è quello senza difetti, ma quello piegato dal peso di tanti frutti gonfi di sole e di succhi buoni. Così, nell'ultimo giorno, che non è tribunale ma rivelazione della verità del nostro vivere, il dramma non saranno le nostre mani forse sporche, ma le mani desolatamente vuote, senza frutti buoni offerti alla fame altrui, senza pane spezzato, senza sorrisi, senza lacrime asciugate.
La vita piena è donare.
Guardiamo gli alberi: non crescono per sé stessi: alla quercia e al castagno,per riprodursi, basterebbe una ghianda, un riccio, ogni trent'anni. Invece ad ogni autunno offrono un mare di frutti, uno spreco di semi, un eccesso di raccolto. È vita a servizio della vita, degli uccelli del cielo, degli insetti affamati, degli esseri umani, della terra.
Anche la persona, per star bene, deve dare, è la legge della vita: deve farlo il figlio con la sua vitalità, il marito col suo amore, la moglie, la mamma con il suo bambino, l'anziano con i suoi ricordi.
"Ogni uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore". La nostra vita è viva se abbiamo coltivato tesori di speranza, la passione per il bene possibile, per un sorriso possibile, una società dove sia possibile vivere meglio per tutti. La nostra vita è viva quando ha cuore. Gesù porta a compimento la religione antica su due direttrici: la linea della persona, che viene prima della legge, e poi la linea delle radici buone, del cuore.
Cuore da coltivare come un Eden; da condividere come il pane; da custodire con ogni cura perché è la fonte della vita (Prov 4, 23).
Letture:
Siracide 27,5-8
Salmo 91
1 Corinzi 15,54-58
Luca 6,39-45
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