11 settembre 2025

Amare non è un'emozione, ma un'azione - 14/9/2025 - Esaltazione della Santa Croce

 
Miniatura della Crocifissione
inizio dell'XI secolo (particolare)
(Codex Uta, Bayerische Staatsbibliothek - Monaco)

 
La festa della Esaltazione della Croce ha la sua origine in vicende storiche. La croce ritrovata e riconquistata nel VII secolo dall'imperatore Eraclio è il motivo storico della festa. Ma il motivo spirituale è molto più profondo e importante: la croce è lo svelamento supremo di Dio.
Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all'uomo che è in croce. Perché l'amore conosce molti doveri, ma il primo di questi è di essere con l'amato. Gesù è in croce solo per essere con me e come me. Perché io possa essere con Lui e come Lui.
 
«Dio ha tanto amato». È questo il cuore profondo del cristianesimo. "Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama" (Paul Xardel). La salvezza è Lui che ama me, proprio me e così come sono, e non io che amo Lui.
«Amare tanto» è cosa da Dio, e da veri figli di Dio. Ogni volta che una creatura ama tanto, in quel momento sta facendo una cosa divina, in quel momento è pienamente figlia di Dio, incarnazione del progetto del Padre.
«Ha tanto amato il mondo da dare»: amare non è una emozione, ma un'azione. Comporta un dare, generosamente, illogicamente, dissennatamente dare. E "Dio non può dare nulla di meno di se stesso" (Meister Eckart).
 
«Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Il mondo è salvato, non condannato.
Ogni volta che temiamo condanne per le ombre che ci portiamo dietro, siamo pagani, non abbiamo capito niente della croce.
Ogni volta che siamo noi a lanciare condanne, siamo pagani, scivoliamo fuori dalla salvezza di Dio.
Salvare vuol dire anche conservare, e per questo nessun gesto d'amore, nessun coraggio, nessuna forte perseveranza, nessun volto andrà perduto o dimenticato. Neppure il più piccolo filo d'erba. Perché è tutta la creazione che brama, che geme nelle doglie della salvezza (Rm 8,18-22).
 
 

 
Letture:
Numeri 21,4-9
Salmo 77
Filippesi 2,6-11
Giovanni 3,13-17
 
 
 

 
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,13-17)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
 
 

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