![]() |
| Parabola dell'amministratore scaltro (1540) Marinus van Reymerswaele Kunsthistorisches Museum (Vienna) |
Se leggiamo questa parabola (L'amministratore disonesto) in maniera distratta ci sembra che Gesù lodi la disonestà di questo personaggio. Ma se andiamo al centro, al tema dominante, possiamo fare delle scoperte interessanti.
Gesù loda la capacità di tirarsi fuori da una situazione difficile. Dio ci ha donato un cervello ed è contento se lo usiamo. Usare la propria capacità di ragionare, la propria fantasia, ragionare con la propria testa è già un rendere grazie al Signore.
Il Signore ama le persone che di fronte a situazioni nuove non si chiudono dietro ad un 'si è sempre fatto così', ma usano le proprie capacità per leggere i segni dei tempi, per capirli, per dare nuove risposte e scoprire nuove strade.
L'amministratore ha fatto una scoperta decisiva: ha scoperto gli altri. Fino a quel momento aveva pensato esclusivamente a sé stesso, ai propri interessi. E adesso scopre la realtà dei rapporti personali, dell'amicizia oserei dire. Continua ad usare ingiustamente della proprietà altrui, ma adesso non lo fa più a suo vantaggio, ma a vantaggio degli altri.
Ha scoperto che la propria salvezza passa attraverso l'apertura agli altri.
Questa è una lezione essenziale per la Chiesa. Che non è padrona, bensì semplice amministratrice e dispensatrice dei tesori del suo Signore.
La Chiesa non può vivere pensando a sé stessa, alla propria sicurezza, ai propri diritti, al proprio prestigio, al proprio potere. Deve 'mettere in circolazione' i beni del suo Padrone. Deve scoprire la propria identità nel suo 'essere per' gli uomini.
I beni del Signore vengono 'dissipati' quando sono tenuti per sé, chiusi, protetti, difesi. La vera, grossa infedeltà consiste nel non largheggiare, nel non distribuire a piene mani.
Ed è giusto che la Chiesa - come l'amministratore che si dichiara incapace di maneggiare la zappa - non faccia altri mestieri che non siano il suo: perdonare, usare misericordia, compatire (nel senso di patire insieme), comprendere, aprire, liberare. E lo faccia nel modo più ampio possibile.
Ma la lezione riguarda anche ciascuno di noi. La parabola ci insegna a compiere 'irregolarità' in altra maniera. Dio ama le 'irregolarità' che vanno a vantaggio del prossimo.
Si tratta di minimizzare le colpe degli altri (e non di aumentarle, come facciamo abitualmente), ridurre i loro difetti, cancellare le offese, tirare una riga sopra i torti, non ragionare in termini di diritti o di ragione/torto ma in termini di amore.
Invece di chiudere le nostre mani per arraffare, dobbiamo spalancarle per donare, dobbiamo 'dissipare' per regalare gioia, luce, speranza.
Allora il Signore tornerà a fidarsi di noi.
Certo, alla fine, nei nostri conti mancherà sempre qualcosa. Lui però sarà soddisfatto egualmente della nostra 'cattiva amministrazione' se quello che manca potrà trovarlo 'altrove', e non nel nostro portafoglio.
E noi ci saremo fatti degli amici che parleranno bene di noi presso l'Amico.
Letture:
Amos 8,4-7
Salmo 112
1Timoteo 2,1-8
Luca 16,1-13
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,1-13)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare".
L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua".
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta".
Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare".
L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua".
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta".
Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Nessun commento:
Posta un commento
È buona cosa firmare sempre i propri messaggi. I commenti anonimi vengono accettati, ma preferirei sapere con chi parlo.