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| Parabola dell'uomo ricco e Lazzaro Da un manoscritto di origine francese della fine del XIII secolo British Library (Londra) |
Per molti, troppi, secoli questa parabola è stata usata dai potenti, e anche da tanti uomini di chiesa, per tenere 'rassegnati' e sottomessi i poveri e gli indigenti: i poveri devono solo lasciare che i ricchi finiscano in pace il loro banchetto e abbiano la loro sepoltura, così poi, in Paradiso, avranno la loro rivincita.
Niente di più lontano dal senso biblico di 'rassegnazione'. Mai nella Bibbia si invita a rimandare all'aldilà la soluzione alle ingiustizie del presente. La fede è anche indignazione, denuncia delle disuguaglianze, lotta contro le ingiustizie. Il giudizio di Dio non è rimandato all'ultimo giorno, ma inizia e va proclamato nel presente, oggi.
Cerchiamo quindi di capire meglio cosa ci vuole comunicare questa parabola.
Innanzi tutto c'è una particolarità: in tutto il vangelo di Luca questa è l'unica parabola in cui uno dei protagonisti ha un nome. "Lazzaro" è un nome peraltro comune nell'ebraismo (significa "Dio aiuta", "Yahweh viene in soccorso"). Ma soprattutto è il nome di un amico carissimo di Gesù (Gv 11, 5). È un nome che sa di affetto e vicinanza, che ha il sapore di cene condivise nella gioia e nella semplicità (Lc 10, 38), un nome che sa di resurrezione (Gv 11, 38-44).
Se Gesù dà al povero il nome del suo amico Lazzaro, ogni povero dovrebbe avere, anche per me, un nome d'amico.
Il ricco invece non ha nome. Per i semiti il nome esprime la realtà della persona, la sua storia e la sua missione. Il ricco non ha nome perché non ha realtà, non ha storia, non ha missione. Ha costruito la sua vita sul vuoto, sulle cose e alla fine è divenuto 'cosa'. Ha perso il vero senso della vita, perché non si può vivere per «fare lauti banchetti» tutti i giorni.
Lui si è isolato, separato dalla vita. La ricchezza l'ha imprigionato nell'egoismo. La sua sarà anche, all'apparenza, una prigione dorata, ma sempre prigione è. Impegnato a guardare nel suo piatto ricolmo non vede il povero che sta alla sua porta. I cani vedono meglio di lui!
La sua è una vita apparentemente piena. Ma in realtà è vuota. Piena di cose, ma a ben guardare sono cose inutili. Se queste facciate posticce, queste maschere, cadessero non rimarrebbe niente, se non un'estrema solitudine e mancanza di senso. Una disperazione. Cioè un inferno, e non nell'aldilà, ma già qui sulla terra.
La morte non è un ribaltamento di quello che succede qua adesso, ma è il presente che viene 'fissato' nell'eternità.
Il ricco si accorge che ha bisogno degli altri (Abramo e anche Lazzaro) quando è dall'altra parte, quando ormai non è più in tempo. Lui si preoccupa degli altri (i suoi cinque fratelli) in ritardo.
Ma questa impossibilità non è dovuta ad una 'punizione' da parte di Dio. Anche se all'inferno il ricco rimane sempre un «figlio» (è così che lo chiama Abramo). Il fatto è che non sono i miracoli né la morte a convertire, ma è la Vita che converte!
«Hanno Mosè e i profeti», cioè hanno il grido dei poveri, che sono la parola e la carne di Dio («tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» Mt 25, 40). Nella loro fame è Dio che ha fame, nelle loro piaghe è Dio che è piagato. Non c'è miracolo che valga il grido dei poveri: "Se lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa". (San Vincenzo de' Paoli).
Letture:
Amos 6,1.4-7
Salmo 145
1Timoteo 6,11-16
Luca 16,19-31
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,19-31)
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma".
Ma Abramo rispose: "Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi".
E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"».
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma".
Ma Abramo rispose: "Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi".
E quello replicò: "Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Ma Abramo rispose: "Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro". E lui replicò: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno". Abramo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti"».

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