L’altra volta abbiamo visto come la conversione e il pentimento siano un dono dello Spirito, un distogliere lo sguardo dal nostro io per posarlo su Dio.
È passare dal senso di colpa al senso del peccato.
Il senso di colpa è un ripiegarsi su sé stessi; è un guardarsi dentro; produce amarezza, rabbia, frustrazione; è legato alla paura perché nasce dalla consapevolezza di aver trasgredito ad una regola; non ci fa crescere, perché ci porta a fissarci solo su alcune trasgressioni e ci porta ad accorgersi solo di quello che ci fa “sentire” in colpa.
Il senso del peccato invece è un aprirsi al dialogo con Dio, al sentirsi amati dal Signore; è liberante perché ci fa vedere il male come qualcosa da cui la potenza di Dio può trarre il bene e quindi ci convince a “consegnare” il male fatto alla misericordia del Signore, che sa scrivere dritto anche sulle righe storte della nostra esistenza; è legato all’amore perché nasce dalla coscienza di aver interrotto il nostro rapporto con Dio, di averlo fatto soffrire; ci fa maturare perché ci fa crescere nel desiderio di amare il Signore e, prima ancora, di lasciarci amare da Lui, ci fa cercare ogni cosa che faccia aumentare la nostra amicizia con Lui, che faccia approfondire il nostro rapporto.
Il senso di colpa ci lega alla legge e, come i farisei, ci chiude all’incontro con gli altri e con Dio.
Il senso del peccato ci libera dalla paura e dagli scrupoli umani, ci apre al rapporto con gli altri ma soprattutto a quello con Dio e ci rende pienamente disponibili alla sua azione salvifica.
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