Una scena molto semplice, schematica, con informazioni ridotte all'essenziale. In fondo tutto è ridotto ad un semplice chiamata-risposta.
Però in quanto scena esemplare possiamo cogliere alcuni elementi validi per tutti, anche per noi.
In primis in Gesù.
Innanzi tutto lo sguardo. Quel «vide» non è una notazione banale. Lo sguardo di Gesù non è un vedere superficiale, ma è un guardare nel profondo, è un vedere al di là delle apparenze e delle etichette. È un vedere la realtà di una persona, le sue capacità, i suoi limiti, ma soprattutto le sue possibilità, quello che può diventare. Quello di Gesù non è uno sguardo che giudica, ma uno che elegge, che sceglie, che 'tira fuori dalla folla' e apre un futuro.
Poi c'è l'iniziativa. Presso gli ebrei non era il maestro che chiamava i discepoli, ma erano i discepoli a scegliere, eleggere il maestro. Cristo invece ribalta questa tradizione, e assume lui l'iniziativa. È solo lui che chiama, e la sua è una chiamata assolutamente gratuita, umanamente immotivata.
La vita cristiana è risposta. Non siamo noi che partiamo alla ricerca di Dio, ma è Dio che si mette alla ricerca dell'uomo.
Non siamo noi che conquistiamo il Maestro, ma siamo noi che siamo conquistati, afferrati da Lui
E poi ci sono i discepoli. Qui troviamo questi elementi: fede, distacco, sequela e lasciarsi fare.
Fede. È la caratteristica di base. È affidarsi ad una Persona, rispondere alla sua voce anche se non si hanno chiare tutte le conseguenze. È accettare di vivere un'avventura di cui non si ha ancora chiaro il percorso.
Ma nonostante tutto ciò, la fede, soprattutto in Marco, è antidoto alla paura, al calcolo, alla prudenza umana, all'esitazione a compromettersi.
Distacco. La decisione si esprime con un distacco. La risposta si traduce in una separazione, una rinuncia.
Sequela. Ma l'accento non va posto sul 'lasciare', quanto sul seguire. Non si è discepoli perché si è lasciato qualcosa, ma perché si ha trovato Qualcuno. E questo qualcuno non ti ha proposto una dottrina, ma un progetto di vita. Caratteristica del discepolo è 'seguire', non 'imparare'. L'imparare viene dopo, come conseguenza.
Lasciarsi fare. «Vi farò diventare pescatori di uomini». Essere discepoli non vuol dire fare, ma lasciarsi fare. Pescare i pesci ne sono capaci, ma questo nuovo mestiere non sanno neppure cosa significhi. Lo impareranno strada facendo, lasciandosi 'fare' dal Maestro. Non esiste il cristiano già bell'e fatto, completo. Il cristiano è uno che sta sempre diventandolo, che si lascia sempre più 'fare' dallo sguardo amante di Dio.
(Gio 3,1-5.10; Sal 24; 1Cor 7,29-31; Mc 1,14-20)
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