Riprendo (aggiornando) alcune riflessioni proposte anni fa.*
Ormai abbiamo messo tutte le statuine necessarie: le pecore, i pastori, il bue, l'asino, Maria e Giuseppe, e infine il Bambino.
A questo punto mi pare che manchino solo i Magi. Belle figure queste. Vengono, portano dei doni, e poi se ne tornano a casa (ma non sono belle per questo).
Innanzi tutto mi pare che siano proprio loro ad iniziare l'abitudine di scambiarsi regali per Natale. Il fatto che sia narrata nel vangelo ci dice che è una bella abitudine.
Siamo noi che, in questi anni di consumismo sfrenato, l'abbiamo portata a degenerare. Abbiamo ridotto tutto ad un fatto di denaro.
Sappiamo il prezzo delle cose, ma non riusciamo a sapere il loro valore.
E ci lasciamo talmente prendere da questa ansia di "dover fare" i regali, che dimentichiamo che il regalo più grande è quello che ci viene fatto. Anche se, come i Magi, riuscissimo a regalare "oro, incenso e mirra", doni degni di un re, i nostri doni sarebbero ben miseri di fronte al dono che ci viene dato: Dio che si fa uomo, Dio stesso si fa dono per noi.
Forse almeno per una volta, davanti al presepe, davanti a Dio, dovremmo presentarci non con le mani piene, ma vuote, disposte solo all'accoglienza.
Ma anche il ritorno è indicativo. Matteo ci dice che "per un'altra strada fecero ritorno al loro paese". E questo è molto significativo. Quando si incontra il Signore, si cambia strada. L'incontro con Dio ti cambia dentro. E quando sei cambiato dentro non hai più voglia di percorrere le solite strade, compiere le solite azioni.
Ma ci dice anche un'altra cosa. La conversione è un ritorno a casa. Alla vera casa, quella che il Signore ha preparato per noi.
* Spunti tratti da "La novena di Natale davanti al presepe" di A. Pronzato - Gribaudi (2001)
Grazie per questa riflessione. Buona Epifania!
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