06 maggio 2021

C'è un fiume d'amore che scorre dal cielo fino a noi - 09/05/2021 - VI Domenica Di Pasqua

 


Questa parte del lungo discorso d'addio di Gesù raccontato da Giovanni è il cuore del cristianesimo, l'essenza di cosa voglia dire essere cristiani.
In questi nove versetti Gesù usa per nove volte la parola "amore/amare" e per tre volte la parola "amici".

Ed esordisce con un vangelo, cioè con una buona notizia: siamo amati ("io ho amato voi"). Qui Giovanni usa il verbo greco "agapáô" che indica l'amore disinteressato, "amare" nel senso di avere caro, tenere in gran conto, preferire, prediligere. Noi siamo amati da Dio gratis, senza condizioni, senza limiti.
E Dio ci ama affinché la nostra gioia sia piena, trabocchi dai nostri cuori e si riversi nel mondo.
Siamo stati creati bramosi di amore, arsi dalla sete di essere amati. Siamo mendicanti d'amore. Scoprirci amati, sentirci amati ci rende capaci di spostare le montagne, anche quelle del nostro egoismo.
Gesù non ci invita semplicemente ad amare. Potremmo amare per dipendenza, necessità, tornaconto. Ci chiede di amare perché se non amiamo ci distruggiamo. E non ci dice di amare gli altri come amiamo noi stessi (ci sono persone che non si amano o si amano poco) ma di amare come Lui ci ha amato. Solo Dio è la misura dell'amore.

Poi Gesù dice: «Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore».
Per rimanere nell'amore basta osservare i comandamenti, che però non sono il decalogo, ma il modo di agire di Dio. Il comandamento di Gesù è «Amatevi come io ho amato voi» e il riferimento è la lavanda dei piedi. L'amore non si trasmette attraverso una dottrina, ma solo attraverso gesti che comunicano vita. Il "comandamento nuovo" che Gesù ci dona, è nuovo nella qualità, nel modo di concretizzarlo. Gesù non dice che dobbiamo amare 'quanto' lui ci ha amato, ma 'come' lui ci ha amato, nella stessa maniera, cioè amando di un amore che aggiunge vita, che dona speranza, che regala gioia e letizia.
Ma quel 'come' ci dice anche che solo Dio è la fonte del nostro amore. Un cristiano ama perché si è sentito amato, perché ha sentito la passione che Dio ha per lui. L'amore non parte da un nostro sforzo, da un nostro impegno, ma dallo stupore di un amore folle che ci ha travolto e avvolto.

Ma in cosa consiste, nel concreto, il "come" di Gesù?
È Lui stesso a dircelo: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici». Giovanni usa il temine "psiché" che vuol dire vita interiore, anima. È questa che bisogna dare ai propri amici: ciò che si ha dentro, la nostra parte più vera, più profonda, più intima, quella fatta di paure e dubbi, ma anche di slanci e sogni.
Se non hai nessuna vitalità (ψυχὴν=psychín), nessun ideale, se sei vuoto dentro, cosa puoi donare? L'amore è vero solo quando dona. È questo che ci aiuta a riconoscere l'amore quando è vero. "Dare la vita" non è sacrificarsi, ma tirare fuori il meglio di noi stessi proprio quando sembra che stiamo rinunciando a qualcosa di grosso.


(At 10,25-27.34-35.44-48; Sal 97; 1Gv 4,7-10; Gv 15,9-17)


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