15 luglio 2021

Tutto nasce da uno sguardo - 18/07/2021 - XVI Domenica tempo ordinario

 


La prima lettura (Geremia), il salmo (Il Signore è il mio mio pastore) e il Vangelo hanno un tema dominante, quello del 'pastore'.
Ma a me, soprattutto nel Vangelo, colpisce un'altra cosa, che sotto un certo punto di vista è alla base del buon pastore: lo sguardo.
Certo, solo una volta viene detto che Gesù ha visto («egli vide una grande folla»), ma per accorgersi che gli Apostoli erano stanchi deve averli 'visti'.

Tutto nasce da uno sguardo, da come Gesù guarda. E anche per noi tutto dipende da come guardiamo il mondo, le cose, le persone, la vita. C'è una responsabilità anche nello sguardo.
C'è lo sguardo che quando vede la folla vede una scocciatura, una rottura di scatole.
C'è lo sguardo che quando vede la folla pensa che la cosa non lo riguarda, che ci deve pensare qualcun altro.
C'è lo sguardo che quando vede la folla vorrebbe chiamare la polizia o l'esercito per disperderla o quanto meno tenerla il più lontano possibile.

E poi c'è lo sguardo di Gesù.
Gesù non vede dei 'dipendenti' che fanno la relazione sull'incarico svolto, ma degli amici che hanno lavorato molto e che adesso sono stanchi e hanno bisogno di riposare, di godere di una sosta insieme a Lui. Mi piace pensare che sia proprio da questo episodio che sant'Ambrogio scrisse "se vuoi fare bene tutte le tue cose, ogni tanto smetti di farle", cioè ogni tanto riposati. È un atto di umiltà, è ricordarci che non siamo noi a salvare il mondo e che la nostre energie sono limitate, la nostra vita è fragile.

Gesù non vede una folla indistinta che fa saltare i suoi piani. Vede delle persone che sono assetate di speranza, di affetto, di vita. Lo sguardo di Gesù è cuore, compassione, tenerezza. Lo sguardo di Gesù non giudica, non appiccica etichette. È uno sguardo che accoglie e abbraccia. Uno sguardo che perdona, come sa bene Pietro (Lc 22, 61). Quello di Gesù è uno sguardo vulnerabile, perché si lascia ferire dalle situazioni, dalle persone, dagli incontri (Luigi D'Ayala Valva, "Lo sguardo di Gesù", ed. Qiqajon).

Lo sguardo di Gesù è lo sguardo che ha Dio nei nostri confronti. Il Vangelo ci ricorda che Dio, quando ci guarda, si commuove. Quanto più siamo feriti dalla vita, tanto più Dio si commuove e ci avvicina per offrirci riposo, parlare al cuore e donare se stesso. Quando siamo stanchi ci invita un po' in disparte a fare due chiacchiere con Lui. È una bella definizione della preghiera: raccontare a Dio la nostra storia, dirgli ciò che viviamo, proviamo e pensiamo. Dio sa già tutto, ma ama sentirsi raccontare da noi le cose che già sa di noi.
Solo raccontando a Lui, Lui potrà poi raccontare a noi.


(Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34)

Anch'io penso, come don Giovanni Berti autore di questa vignetta, che tante volte Dio voglia 'solo farsi una birretta tra amici'. Ma noi siamo troppo seriosi per rendercene conto.


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