Giovanni il Battista - mosaico (padre Ivan Rupnik s.j.) |
Per togliere i dubbi sulla storicità di quanto racconta, l'evangelista Luca ci dice tutta una serie di nomi che inquadrano tutto il potere politico, sociale e religioso nel territorio d'Israele in un preciso anno. Ma questo quadro così preciso rischia di allontanarci un po' dal Vangelo, di farcelo sentire come una cosa lontana che non ci riguarda se non marginalmente. Forse Luca, oltre al dato storico, vuol dirci anche qualcos'altro, qualcosa che ci riguarda personalmente.
Per cercare di 'capire' meglio, vorrei provare a parafrasare questo brano, a leggerlo un po' a modo mio, cercando non di far coincidere la storia di Gesù con la storia degli uomini, quanto invece di accordare la mia storia con quella di Gesù.
Il racconto potrebbe essere più o meno questo:
Quando la mia vita era sotto il segno dell'insignificanza, sotto il dominio del possesso, dell'apparenza, dell'avidità e dell'orgoglio; quando la mia religiosità era ridotta a pura pratica esteriore, in una rara pausa di silenzio, Dio si è fatto sentire, mi ha rivolto parole esigenti, quasi folli nelle loro pretese.
Ma queste parole non mi hanno spaventato, anzi, mi hanno toccato il cuore, mi hanno fatto scoprire il vuoto della mia vita, la mia fragilità, hanno fatto vacillare le mie sicurezze. E invece di andare a nascondermi in mezzo alla folla, mi sono avviato verso il deserto delle domande più difficili, dei cambiamenti più costosi, delle liberazioni più ardue.
Perché la conversione è questo: è cambiare la geografia interiore, è tracciare strade nuove e impensate, è scoprire zone prima sconosciute o evitate.
È far sì che la storia di Gesù diventi la mia storia, è scoprirsi suo "contemporaneo" e complice delle sue proposte. È accorgersi che Dio non lo si trova nella storia passata, ma nella novità inattesa.
(Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6)
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