Vi farò pescatori di uomini mosaico Cappella Conferenza Episcopale Spagnola - Madrid p. M. Rupnik s.j. |
Il Vangelo di oggi sembra quasi uno spezzone di un film: sono tre scene in rapida successione che raccontano 'qualcosa'.
La prima scena presenta Gesù maestro delle folle che fanno ressa attorno a Lui per ascoltarlo.
La seconda presenta, dopo la predicazione, il miracolo di una pesca molto particolare.
La terza, infine, presenta Gesù che compie una radicale trasformazione nella vita di alcune persone: non saranno più pescatori di pesci, ma di uomini. Qui Gesù si serve del loro mestiere, ma per cambiarlo, per dargli una direzione e un senso diverso, nuovo.
Ma al di là degli elementi esteriori c'è, oltre a Gesù, un altro elemento fondamentale comune a tutte e tre le scene: la parola. E più precisamente: la potenza della parola.
Il protagonista, Gesù, è forte solo della sua parola. Parola che è efficace, trasformante. Il vero protagonista in fondo è una Parola che ha in sé potenza, vita, energia. La stessa Parola che ha creato l'universo , il mondo, la vita, adesso si manifesta nell'insegnamento, nella pesca e nella chiamata dei discepoli.
È la Parola che dagli ascoltatori "crea" i clienti del regno, "crea" ciò l'esperienza lavorativa di tutta una vita non era riuscita ad ottenere, cioè una pesca abbondante, e infine, da dei semplici pescatori "crea" dei discepoli.
È nell'episodio centrale che si vede bene la forza della parola. Pietro usa la parola dell'esperienza e dell'insuccesso recente.
Ma poi: «... sulla tua parola getterò le reti». Il vero miracolo è questo: fidarsi totalmente di una parola, aggrapparsi solo a questa parola nonostante tutte le parole contrarie che vengono dalla pratica e dalla 'realtà conosciuta'
Il vero miracolo non è nelle reti gonfie fino a strapparsi, ma nelle reti gettate "sulla sua parola".
La parola di Dio non è solo insegnamento, è anche atto creatore, amore che dona vita e gioia.
Dio ha parlato ed ecco il mondo, la luce, le acque, gli animali.
Gesù parla ed ecco i malati guariti, le tempeste cessate, i peccatori perdonati, i morti che tornano a vivere.
La parola di Dio è sempre efficace, non va mai a vuoto, produce sempre un effetto (vedi Is 55, 10-11). La parola di Dio è sempre sacramentale. Siamo noi che abbiamo sconsacrato le parole, le abbiamo profanate prendendole alla leggera o calpestandole.
Dobbiamo lasciarci coinvolgere esistenzialmente dalla Parola di Dio in modo che anche le nostre parole tornino a dire qualcosa, tornino ad essere "fatti" e non chiacchiere.
(Is 6,1-2.3-8; Sal 137; 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11)
P.S.: A proposito di parole 'maltrattate' c'è questo bellissimo episodio della vita di Martin Buber
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