Campo arato |
Il brano del Vangelo di oggi è di poco successivo al racconto della Trasfigurazione, e rappresenta un punto di svolta nella catechesi di Gesù. Fino ad ora ha puntato sull'ascolto, e il culmine di questa fase è proprio sul monte Tabor, quando la voce del Padre, dalla nube, esorta: «ascoltatelo!» (Lc 9, 35).
Ma adesso inizia la catechesi della sequela: «Seguimi». Cioè vienimi dietro, fai quello che faccio io.
E che non sia una cosa così facile lo scopriamo subito. Giacomo e Giovanni, che insieme a Pietro erano stati scelti per essere testimoni della Trasfigurazione, i più vicini al maestro, di fronte al rifiuto di un villaggio della Samaria di accoglierli, invocano fuoco e fiamme, auspicano la distruzione del nemico.
Ma Gesù non vuole distruggere il nemico, ma il concetto stesso di nemico! Lui non ha niente a che fare con chi usa, ma anche solo invoca, le violenza. Dio non si vendica mai, con nessuno, neanche con eretici o bestemmiatori.
Perché Lui ci ha creati liberi, e si fa strenuo difensore della nostra libertà, anche quella di pensarla diversamente da Lui, anche quella di rifiutarlo. Per Lui l'essere umano conta più delle sue idee, più della sua fede. È un essere umano, e questo gli basta. Non gli interessano le nostre aggiunte, le nostre etichette. Lui non vede samaritano o giudeo, giusto o ingiusto, ateo o credente. Lui vede solo un uomo. E questo gli basta, perché il suo obiettivo è ogni essere umano, nessuno escluso.
E il rifiuto diventa occasione di altri sentieri, altri incontri. Gesù ha il cuore pieno di sentieri verso gli uomini. E il Vangelo diventa spazio aperto, nuovo cammino da fare. Il Vangelo ci chiede di non brontolare per il passato, ma di aprire nuove vie.
E qui c'è la seconda parte del Vangelo. Gesù aveva molti amici disposti ad accoglierlo e ospitarlo, ma col discorso che «non ha dove posare il capo» ci ricorda che la sua esistenza, e quindi anche quella del suo seguace, è sempre minacciata dal potere, esposta alle persecuzioni. È vero che a volte la fede è conforto e sostegno, gioia che scalda il cuore, ma tante volte è invece essere dileggiati, emarginati, perseguitati, anche uccisi.
«Lascia che i morti seppelliscano i loro morti». Una frase che sembra durissima, ma che che viene chiarita dal seguito: «tu invece va' e annuncia il regno di Dio». Sei chiamato a fare cose nuove. Se ti riduci, se ti limiti al già visto, al già pensato, non vivi in pienezza. Il padre Giovanni Vannucci diceva: "non pensate pensieri già pensati da altri". Noi abbiamo bisogno di aria pulita, fresca e il Signore ha bisogno di gente viva e che doni vita.
Ha bisogno, e noi con Lui, di gente che, una volta preso in mano l'aratro, non guardi indietro a sbagli, incoerenze, fallimenti, ma guardi avanti, ai grandi campi del mondo, dove i solchi del nostro aratro, anche se storti o poco profondi, al passaggio del Signore si riempiono di vita.
(1Re 19,16.19-21; Sal 15; Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62)
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