07 luglio 2022

Mettere l'altro al centro del nostro cuore - 10/7/2022 - XV Domenica tempo ordinario

Il buon samaritano
Cappella del Santissimo nella cattedrale di Santa Maria La Real de La Almudena - Madrid (Spagna)
(mosaico - p. M. Rupnik s.j.)


Parabola conosciutissima quella di questa domenica. Vorrei però soffermarmi su tre punti.

Il primo è il 'vedere'.
Tutti e tre, il sacerdote, il levita e il samaritano, 'vedono' una persona ferita.
Però i primi due partono da sé stessi, dal loro punto di vista: se si fermano diventano impuri (il contatto col sangue rende impuri), rischiano di fare la stessa fine se i ladroni sono ancora lì vicino, perdono tempo per qualcuno che magari non è neanche ebreo. In fondo il loro problema, che è lo stesso del dottore della legge che interroga Gesù, è "Fin dove sono obbligato?"
Invece il samaritano si mette dal punto di vista dell'altro, si domanda: "Cosa si aspetta da me quel poveraccio?"
Se rimaniamo ancorati al nostro punto di vista ci creiamo della barriere di protezione. Se invece partiamo dal punto di vista dell'altro ci apriamo ad un orizzonte senza limiti.
Quella che propone Gesù è una vera e propria rivoluzione copernicana, ribalta totalmente la domanda del dottore della legge. Il problema non è come «ereditare la vita eterna», il problema primo e unico è quel grumo di ossa pestate, di carne sanguinante abbandonato al margine della strada. Se risolvi questo problema, allora risolvi anche l'altro.
È da questo che dobbiamo partire se non vogliamo trasformare l'amore, che è il fine della vita cristiana, in un mezzo, se non vogliamo strumentalizzare l'amore.

Il secondo è la 'compassione'.
Compassione è 'patire con', è provare dolore per il dolore dell'uomo, lasciarsi ferire dalle ferite dell'altro. Senza compassione non c'è umanità, senza compassione siamo peggio delle belve feroci. Però la compassione è anche il meno sentimentale dei sentimenti, il più concreto. Per essere vera richiede uno sforzo da parte nostra: lo sforzo di uscire da noi stessi e di mettere il nostro cuore e noi stessi a disposizione dell'altro. È dire: "prima di tutto vieni tu".
La compassione deve concretizzarsi in 'misericordia', metterci il cuore. Come il samaritano: curvarsi sulle ferite dell'altro e prendersene cura per cercare di guarirle.

Il terzo è l'invito di Gesù: «Va' e anche tu fa' così», Cioè anche tu diventa samaritano, fatti prossimo, usa misericordia. Perché il vero contrario dell'amore non è l'odio, ma l'indifferenza.
'Vai' perché l'amore è un viaggio verso l'altro. 'Fai' perché l'amore richiede tanta azione, non è un vago sentire, ma un concreto agire.
E tutto ciò per quel verbo della Legge: «Amerai». Verbo al futuro, perché amare è un'azione che non ha mai termine. E non all'imperativo, perché non è un obbligo, ma una necessità per vivere una vita felice.


(Dt 30,10-14; Sal 18; Col 1,15-20; Lc 10,25-37)


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