29 dicembre 2022

Dio ci affida un compito: benedire - 1/1/2023 - Maria santissima Madre di Dio

Maria col Bambino
Villaggio del Pescatore (TS) (foto J.C.)



Sono andati «senza indugio» a vedere quel Dio che avevano sempre pensato alto sopra le loro teste. E l'hanno incontrato nella scomodità di una grotta. Hanno dovuto chinarsi, guardare non nell'alto dei cieli ma nel basso della terra, per poterlo vedere. Deposto in una mangiatoia, immagine che già ci parla di pane donato per la nostra vita.
Hanno scoperto l'immensità nella piccolezza. L'onnipotenza nella debolezza.
E la gioia di questa scoperta l'hanno voluta subito condividere con parole semplici: «riferirono ciò che del bambino era stato detto loro». Le semplici parole che erano custodite nel cuore di una Donna.

I Vangeli non riportano nessun dialogo tra Giuseppe, Maria e Gesù. Non ci sono tracce di colloqui fra i tre. È una comunicazione fatta di sguardi, di gesti, di pensieri. Di cuori che parlano il linguaggio dell'amore, quello che parla al di là delle parole, più delle parole.

Di fronte al mistero di questo Bambino, i pastori non ce la fanno a trattenere lo stupore, Maria non ce la fa a dire parola. L'annuncio detto ai quattro venti dagli umili, la riservatezza della madre. Nessuno può sapere ciò che produce Cristo quando lo s'incontra.

«Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò» (prima lettura)
«Gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo»
Questa è anche la giornata della Benedizione. Il nuovo anno inizia con la benedizione di Dio che si fa uomo, e con l'esortazione da parte di Dio a benedire.
È stupenda, sempre nella prima lettura, l'esortazione di Dio: "voi benedirete". Che lo meritino o no, che ne siano degni o no, voi li benedirete. Dio viene a noi benedicendo, non proclamando dogmi o impartendo divieti. La sua benedizione è energia, forza, ricchezza di vita che scende su di noi, ci avvolge, ci alimenta. Dio chiede anche a noi di benedire uomini e storie, l'azzurro del cielo e il passare degli anni, il cuore dell'uomo e il volto di Dio. È il compito per l'anno che inizia oggi: benedire i fratelli!
Se non impara a benedire, l'essere umano non potrà mai essere felice.

«Il Signore faccia risplendere per te il suo volto» (prima lettura)
La benedizione, data e ricevuta, ci faccia scoprire, nell'anno che viene, un Dio luminoso, un Dio solare, il cui più vero tabernacolo è la luminosità di un volto che emana bontà, generosità, bellezza, pace. Un Dio dalle grandi braccia e dal cuore di luce.


(Nm 6,22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21)



22 dicembre 2022

Oggi Dio nasce in noi come un bambino - 25/12/2022 - Solennità di Natale


 

A Natale Dio viene a noi come un bambino. Nasce come un bimbo debole e indifeso dal grembo di una donna. Dio si è affidato alle cure a all'aiuto di un padre e di una madre. Da queste persone sperimenterà amore, dedizione, tenerezza. In questo clima crescerà.

Noi possiamo avvicinarci a Dio solamente come una madre si avvicina al suo bambino: con prudenza e tenerezza, con attenzione e amore. Non possiamo agguantare Dio, stringerlo tra le mani per averlo in nostro possesso. Ad un bambino non ci si può avvicinare in modo violento e improvviso, ma solo con calma. Non si può parlare a Dio con parole forti, ma solo con delicatezza e a bassa voce come ad un bambino. Ad un bambino non si fanno discorsi difficili, ha bisogno solo di parole che vengano dal cuore. Così incontreremo Dio solamente se gli apriremo il nostro cuore.

Dio viene nel mondo come un bambino perché vuole liberarci dalla nostra mania di grandezza, dalla nostra mania di essere forti e indipendenti. Qualche anno più tardi sarà Gesù stesso, ormai cresciuto, ad esortarci a divenire come bambini per poter entrare nel suo regno. Perché i bambini sono capaci di meraviglia, sono aperti al nuovo, vogliono imparare. Non solo si abbandonano agli altri, vi si affidano. Sanno vivere totalmente l'attimo presente, basta guardarli quando giocano. Si avvicinano alle persone a cuore aperto, senza secondi fini, senza pregiudizi.

I bambini sono una nuova vita, un nuovo inizio. A Natale Dio pone un nuovo inizio. Lo pone nel mondo e nel nostro cuore. Non siamo più ancorati alle ferite del nostro passato, ai nostri piccoli fallimenti, ai nostri sogni infranti. Possiamo riprendere a sognare. Possiamo ancora ricominciare dall'inizio.

In una predica natalizia il papa Leone Magno disse: "Oggi posso iniziare di nuovo, perché Dio è nato in me come bambino". Come diceva il titolo di una trasmissione televisiva della mia infanzia, "non è mai troppo tardi". Non è mai troppo tardi per iniziare. Il Natale vuole incoraggiarci a scuotere il peso del passato e, consolati dal bambino divino in noi, ad osare un nuovo inizio.

Il mio augurio per il vostro Natale è che vi ricordiate che dentro di voi è nato Dio, che c'è qualcosa di divino nel vostro cuore. E vi auguro che ve lo ricordiate sempre, anche in mezzo al freddo e all'estraneità di questo mondo.


(Messa della notte: Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14)
(Messa del giorno;: Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18)



15 dicembre 2022

C'è un unico comando: AMA - 18/12/2022 - IV Domenica tempo di Avvento


 



«Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati»
Ma cos'è il peccato?
Innanzi tutto il peccato non va considerato come la semplice trasgressione di una legge. La strada dell'uomo verso Dio non è tappezzata da una selva di cartelli con scritto 'fai questo, non fare quello'. Sulla strada dell'uomo c'è un Dio che vuole allacciare rapporti di amicizia, c'è Dio che propone il suo amore.
C'è un'unica proibizione: non amare.
C'è un unico comando: ama!

Ma l'uomo ha imparato fin da subito a dire di no alla richiesta di amicizia di Dio. E fin dalle prima pagine della Bibbia risuona l'angosciata domanda di Dio: "Adamo, dove sei?"
L'uomo non è là dove dovrebbe essere. È questo il peccato.
Nella lingua ebraica il verbo che traduciamo con 'peccare' significa mancare il segno, fallire il bersaglio. Chi pecca fallisce il bersaglio della propria vita, manca il bersaglio della sua felicità. Peccare quindi non è solo fare del male, ma anche 'farsi del male'.
Il peccato è ciò che impedisce la mia realizzazione, è ciò che sfigura la mia identità.
Nel sogno di Dio noi siamo fatti per costruirci nella relazione con Dio e con gli altri. È per questo che ogni peccato, rifiuto della relazione, è un rifiuto di costruirsi, è un rifiuto di crescere e di realizzarsi. È un immobilismo rinchiuso in sé stesso.

Ma come ci salva Gesù da questo?
Il nome 'Gesù' significa 'Dio salva' (letteralmente "Yahweh [è] salvezza"). Ma, in ebraico, il verbo 'salvare' ha la stessa radice del verbo 'allargare'.
Gesù ti salva 'allargando' la tua vita, immettendo ancora più vita nella tua vita. Gesù espande la tua umanità, rende più grande la tua vita.
Sant'Agostino dice che il nostro cuore è un grande sacco, e che per tutta la vita dobbiamo esercitarci ad allargarlo. Gesù mi salva perché fa spazio in me in modo che il mio sacco si allarghi, perché contenga più gioia, più amore, più amici, più libertà.
Lasciando che Gesù venga in noi, il nostro abbraccio si allargherà sempre più, inizieremo ad abbracciare i nostri cari, ma poi riusciremo a stringere nel calore del nostro cuore anche i vicini, poi sempre più gente, fino a che le nostre braccia, come quelle di Dio, abbracceranno tutto il mondo.

Che il Signore renda il nostro cuore sempre più spazioso!


(Is 7,10-14; Sal 23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24)


08 dicembre 2022

Dio non si scandalizza dei nostri dubbi - 11/12/2022 - III Domenica tempo di Avvento


 




«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro»
Anche per Giovanni arriva il momento del dubbio. È questo un momento comune a tutti i grandi santi, il momento in cui Dio viene a sconvolgere la nostra fede, l'idea stessa che noi abbiamo di Dio.

Giovanni parlava di mietitura e di raccolto; Gesù parla di semina e di seme.
Giovanni parlava di pulizia e di separazione netta tra buoni e malvagi; Gesù parla di accoglienza verso tutti.
Giovanni parlava di scure che abbatte gli alberi che non danno frutto; Gesù parla di pazienza e perdono.
Giovanni lo aveva descritto come fuoco che divora; Gesù si descrive con azioni di misericordia.

Giovanni sente parlare delle opere di Gesù, ma non sono le opere che lui, come la maggior parte degli ebrei, si aspettava dal Messia.
Giovanni aveva visto molto bene il 'quando' e il 'chi'. Ma ha sbagliato completamente il 'come'.
E anche per lui, come per tanti di noi, un Dio che parla e agisce diversamente da come noi lo aspettiamo, ci sconvolge. Viene il dubbio che non sia Dio.

Non è raro che Dio smentisca i suoi profeti, i suoi portavoce. Basta andare a leggere il libro di Giona, o l'episodio del profeta Natan e il re David (2 Sam 7, 1-29), solo per citare due esempi.
Non basta accogliere Dio, dobbiamo anche riuscire ad accogliere un Dio diverso. Diverso dai nostri schemi, dalle nostre idee, dalle nostre abitudini.
Dobbiamo stare attenti a non tirare Dio dalla nostra parte, ma a lasciarsi tirare da Lui dalla sua parte. Dobbiamo accettare un Dio che distrugge il nostro Dio-idolo. Dobbiamo purificare continuamente e con cura la nostra idea di Dio, confrontandola con l'immagine autentica, anche se tante volte sconvolgente, rivelata dal Cristo.

Ma come Gesù non si scandalizza dei dubbi di Giovanni, difatti lo definisce «il più grande fra i nati da donna», così Dio non si scandalizza dei nostri dubbi.
Tante volte il dubbio è il fuoco invocato da Giovanni che ci purifica. Tante volte il dubbio è l'opportunità che il Signore ci offre per far crescere la nostra amicizia con Lui. Tante volte il dubbio è la salita che ti spezza le gambe, ti taglia il fiato e ti lascia senza forze, ma che se stringi i denti e continui, ti porta alla cima dove potrai godere di una vista prima inimmaginabile, quasi paradisiaca, dove il cielo è più azzurro, dove «il sussurro di una brezza leggera» (1Re 19, 12) ti riempirà di forza, di felicità, di pienezza.


(Is 35,1-6.8.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11)


01 dicembre 2022

La conversione ti fa partorire buoni frutti - 4/12/2022 - II Domenica tempo di Avvento




Nelle letture di oggi risuonano due voci profetiche molto diverse. Isaia, nella prima lettura, evoca un'armonia del creato completamente riconciliato, di lupo che si accompagna all'agnello. Giovanni il battista, nel Vangelo, invece annuncia di fuoco e di scure.
Giovanni parla di un mondo da costruire.
Isaia di un dono immeritato, più bello anche del sogno più ardito.
Entrambe queste voci risuonano dentro di noi. Viviamo di tutte e due, perché viviamo di opere e di Grazia del Signore, di dramma e di poesia.

Con le parole forti di fuoco e di scure, Giovanni non vuole seminare paura. Sa benissimo che non è la paura che ci libera dal male, non è la paura che farà del leone un mangiatore di paglia (Is 11, 7), non è la paura che farà convivere il lupo e l'agnello.
È un'altra la forza che cambia le persone: è la forza dell'amore. È la forza dell'amore divino che viene in noi. È Dio che viene in noi, entra e ci cresce dentro facendoci crescere anche fuori.

È questo l'annuncio al centro del Vangelo di oggi: «il regno dei cieli è vicino!», cioè Dio è vicino.
Il tempo dell'Avvento è l'annuncio che Dio è vicino. Vicino a tutti come un abbraccio che accoglie in pace e in armonia tutto e tutti, il lupo e l'agnello, il bambino e la vipera, l'uomo e la donna, l'arabo e l'ebreo, il mussulmano e il cristiano, il bianco e il nero.
Questo è il sogno di Dio. E questo sogno ci chiama. Siamo chiamati dal futuro.

Ma c'è anche un altro elemento che è decisivo: «Convertitevi»
Convertirsi è lasciare entrare un pezzetto di Cristo in me, lasciarsi scaldare dal fuoco del suo amore. Fuoco che mi scalda e mi ammorbidisce, che mi plasma sempre più a "immagine e somiglianza" (cfr. Gen 1, 26) di Dio.

Ma cosa significa 'convertirsi'? Nella Bibbia il concetto di peccato è strettamente legato al concetto di 'mancare il bersaglio', di smarrirsi lungo la strada.
Convertirsi non significa perdere tempo in rimorsi o in sensi di colpa, con gli occhi e il pensiero fissi sul passato, ma andare avanti cambiando strada, cambiando pensieri, cambiando azioni.

"Convertiti!" non è un ordine. È un'opportunità. Cambio strada perché nella nuova strada il cielo è più azzurro, ci sono alberi che mi danno più ombra nella calura, ci sono più fratelli che gioiscono con me e per me, che non ridono di me ma con me, che mi soccorrono nelle difficoltà, mi allungano una mano e mi aiutano a rialzarmi quando inciampo e cado.

La poetessa Alda Merini scrisse:
La fede è una mano
che ti prende le viscere,
la fede è una mano
che ti fa partorire

La fede, la conversione ti fa partorire frutti buoni!
Quando accogli Dio che ti si avvicina, la tua vita si trasforma e diventa feconda.


(Is 11,1-10; Sal 71; Rm 15,4-9; Mt 3,1-12)