La Trasfigurazione (icona) Scuola di Novgorod (Ultimo quarto XV secolo) Museo di Storia e di Architettura, Novgorod (Russia) |
Il mio primo figlio nacque nel 1980 e allora non c'era ancora l'ecografia (c'era al massimo la misurazione della crescita del cranio). Ma quando nacque il secondo, nel 1987, si faceva ogni mese. Ricordo ancora la prima volta che fui presente: non capivo niente di quelle ombre sul monitor, ma l'idea che potessi 'vedere' mio figlio, che ci fosse una fotografia, lo rendeva più reale, più concreto. Era un'anticipazione di futuro, la concretizzazione tangibile dell'amore.
E Gesù con noi fa lo stesso, ci dona una 'ecografia del suo Regno'. Sa, proprio perché vero Dio e vero uomo, che a noi le parole non bastano, abbiamo bisogno anche di segni, di gesti.
In questo periodo, in questi giorni in cui vediamo guerre a atrocità, gente che scappa dalla fame e dalla violenza per poi morire annegata a pochi metri dalla riva, tutto ci può far dubitare che il Regno di Dio sia già in mezzo a noi. Anche se ce lo dice Gesù.
Con la Trasfigurazione però Gesù ci fa vedere che il Regno è già qui, che sta crescendo nella pancia del Creato come un bimbo cresce nella pancia di sua madre. La Trasfigurazione è un segno di speranza che Dio ci manda, una candela accesa nel buio dei nostri problemi, delle nostre paure.
Illuminati da questa luce, la 'luce taborica' la chiamano gli iconografi, potremo anche noi riuscire a vedere e sentire questo 'figlio' che cresce.
José Saramago ha scritto: "Non è ancora cresciuto il ventre, ma i figli brillano già negli occhi delle madri". Come brillano gli occhi dei santi, di chi riesce a 'vedere' la 'candela' della Trasfigurazione.
P.S.: l'idea della Trasfigurazione come una 'ecografia del Regno' è di don Marco Pozza, cappellano del carcere Due Palazzi di Padova.
(Gen 12,1-4; Sal 32; 2Tm 1,8-10; Mt 17,1-9)
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