Le vergini sagge e le vergini folli (particolare) Cappella Castel d'Appiano (BZ) (affreschi fine XII inizio XIII secolo) |
Sono molti i biblisti che ritengono che questa sia la parabola più difficile. In effetti ci sono molti dettagli che non tornano con gli usi del tempo (il ritardo dello sposo, la chiusura della porta) o con le parole precedenti di Gesù (condividere tutto, donare la vita).
Per capirla un po' meglio bisogna tener presente a chi sta parlando l'evangelista. La parabola si inserisce in una problematica particolarmente sentita nella Chiesa primitiva. I cristiani esprimevano la loro fede nella 'prima venuta' di Gesù (incarnazione). Ma testimoniavano pure la fede nell'attesa della 'seconda venuta'. Si tratta della parusia, un termine che significa presenza, ma anche venuta, cioè 'divenire presente'. Il vocabolo, però, viene abitualmente impiegato per indicare il ritorno di Gesù alla fine dei tempi. Tra la prima e la seconda venuta si colloca il tempo presente. Il tempo dell'attesa. Il tempo della Chiesa.
Soltanto che non pochi fanatici tendevano ad accorciare questo tempo intermedio. C'erano tanti che, facendo leva sull'emotività popolare, predicavano l'imminenza della fine.
Quindi il tema della parabola è la "vigilanza"
La vigilanza è necessaria perché non sappiamo il quando Gesù tornerà. È questo il senso del ritardo dello sposo.
Il credente non è uno che viaggia consultando il calendario o l'agenda. È uno che ha in mano una bussola. Cristo dà la direzione del cammino, non ci fornisce la descrizione anticipata di ciò che accadrà lungo la strada.
La sua parola non è una chiave magica per risolvere gli enigmi della storia, i rebus della cronaca quotidiana. È luce che permette di cogliere il significato degli avvenimenti.
Il cristiano non è uno che sa già tutto prima, ma è uno che dovrebbe riuscire ad afferrare il filo conduttore delle diverse vicende.
La colpa del cristiano non è quella di non essere informato. Il cristiano, in un certo senso, 'sa'. Ma non sa né il 'quando', né il 'come'.
Gesù non dice: "State tranquilli", ma ammonisce: "State attenti. Non lasciatevi prendere alla sprovvista".
La linea di distinzione tra vergini prudenti e stolte non passa attraverso il sonno. Il Vangelo sottolinea: «si assopirono tutte e si addormentarono». La linea di discriminazione è data dalla provvista di olio: l'olio della fede, l'olio dell'amore. Le sagge si sono portate la riserva. Quelle altre non ne hanno a sufficienza.
La fedeltà non s'improvvisa. Nell'ora, sempre sorprendente, dell'incontro, conta ciò che si ha, ciò che si è, non ciò che si vorrebbe. Nessuno può mettere la fede, l'amore al nostro posto. Nessuno può pagare per noi il biglietto per l'incontro decisivo.
In quell'Ora, l'olio dev'essere il nostro. La fedeltà deve essere timbrata da noi, l'amore deve venire dal nostro cuore.
Quell'olio che manca alle lampade è un prodotto artigianale, fatto in casa, realizzato a mano. Olio su misura: se non ce l’hai, nessuno potrà dartelo. Non è ripicca: è che si parla di un amore capace di attendere, di stregare il cuore. "Un amore infuocato che trasforma il ritardo in desiderio" (d. Marco Pozza)
Letture:
Sapienza 6,12-16;
Salmo 62;
prima Tessalonicesi 4,13-18;
Matteo 25,1-13
Mi ha sempre suscitato tanta perplessità questa parabola, nonché tanto sgomento, facendomi sentire il regno di Dio inarrivabile; fintanto che l'omelia tenuta durante il funerale della madre di una cara amica, vertente appunto sulle vergini prudenti e le vergini stolte non mi ha aperto un po' la mente. Ho un po' compreso perché le sagge non potevano offrire il loro olio, ma non ti nego che per me resta la pagina più inquietante del Nuovo Testamento.
RispondiEliminaGrazie del tuo commento.
Graziana Tocco
Grazie a te! In effetti, come dicevo all'inizio, anche per me questa è la parabola più difficile. Mi sembra sempre che ci sia qualcosa che mi sfugge.
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