we the people must come together (Kelly Simpson) |
Lascio ad altri, ben più competenti di me, tutte le considerazioni sui pesi inutili, sul legalismo crudele e ipocrita, sulla necessità di coerenza tra ciò che si predica e ciò che si vive, tra il nostro dire e il nostro fare.
Vorrei invece fermarmi a considerare una piccola frase: «Voi non fatevi chiamare "Rabbi", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli». Mi ha colpito molto perché, data la premessa, mi sarei aspettato che terminasse con "e voi siete tutti discepoli".
Al quadro negativo di una religiosità vuota, tronfia, pomposa, formalista, caratterizzata dall'esteriorità, dominata da uomini avidi di potere, onori e successi, Cristo contrappone il quadro di una comunità evangelica dove emergono le vere, radicali esigenze del suo messaggio, dove i membri si riconoscono fratelli.
Una comunità dove non ci sono dei tronfi possessori della verità, ma degli umili e appassionati cercatori; dove non ci sono rigidi moralisti, ma c'è abbondanza di 'ministri della pazienza del Cristo'; dove i responsabili rivendicano il colossale privilegio di servire; dove la grandezza è misurata dalla ... piccolezza; dove la 'carriera' è determinata dagli scatti di ... carità (ed è fatta per scendere i gradini della 'scala sociale'); dove chi esercita il ruolo dell'autorità non ha la pretesa di sostituire la presenza dell'unico Capo, ma cerca renderla visibile, quasi sensibile, con la sua trasparenza e la sua capacità di 'scomparire'; dove nessuno tenta di dominare, controllare o manovrare gli altri; dove gli unici titoli validi sono quelli della fede e di essere degli 'aspiranti cristiani'. Una comunità di persone che alla domanda 'sei cristiano?' risponde 'No, ma cerco di esserlo, vorrei esserlo!'
È la comunità del Cielo: i santi. Gente imperfetta, peccatrice (e conscia di esserlo). Ingegnosa, però: da peccatori non si sono mai arresi al peccato. Dopo ogni caduta sono ripartiti, con le cicatrici addosso.
È la comunità che fa sobbalzare di gioia e amore il cuore del Cristo.
Alla perfezione asettica di cuori senz'anima, Lui preferisce di gran lunga l'imperfezione carnale di chi, provandoci ripetutamente, fallisce ripetutamente; di chi non si preoccupa di non cadere, ma pensa solo, una volta caduto, a rialzarsi e riprendere il cammino.
Letture:
Malachia 1,14- 2,2.8-10;
Salmo 130;
prima Tessalonicesi 2,7-9.13;
Matteo 23,1-12
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