Anche questa domenica il protagonista del Vangelo è Giovanni il Battista, «uomo mandato da Dio» con il compito di "dare testimonianza alla luce".
Bellissima la definizione egli che dà di sé stesso: si definisce come "voce", semplicemente una voce.
Siamo circondati da voci. Dappertutto ci sono voci che gridano, e per non sentirle ci mettiamo gli auricolari nelle orecchie in modo da sentire solo le voci del nostro smartphone.
Sono voci che ci impongono di acquistare quel prodotto, di non lasciarsi sfuggire quell'occasione, di mettersi in marcia contro qualcuno o qualcosa, di indignarsi, firmare, ecc. ecc. Rimbombano le voci del guadagno, del successo, dell'odio, della violenza, del piacere, della furbizia, e chi più ne ha più ne metta.
La voce di Giovanni invece è unica, insolita: "Preparate la via del Signore". Un invito molto gentile per farci notare che le nostre strade più battute ci fanno mancare l'incontro più decisivo. Ci avverte che il Signore arriva da un'altra parte, che sulla strada dell'avidità, dell'egoismo, della prepotenza è molto difficile, se non impossibile, incontrare Dio.
Ma questa 'voce' a volte viene affidata anche a noi. E non importa se dobbiamo farla risuonare nei deserti dell'indifferenza, dell'ostilità, del sarcasmo. Non tocca a noi valutare se il nostro grido viene accolto, se porta frutto, se qualcosa inizia a cambiare. Gli uomini e le donne possono continuare ad ascoltare le voci delle vanità, delle mode, ma è importante che qualcuno avverta che la via da preparare è un'altra.
Ma Giovanni, oltre che definirsi come «voce», chiarisce ogni dubbio sulla sua persona. Lui non è il Cristo, ma neanche uno dei grandi profeti del passato. Lui indica "Colui che viene" (tempo presente, non in un futuro più o meno vicino). Non vuole assolutamente accentrare l'attenzione su di sé, anzi: «Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 3, 30).
Anche in questo ci è maestro. Anche noi dobbiamo imparare a dare spazio all'Altro, a dare spazio alla libertà degli altri. A volte (penso ai genitori, agli educatori, a tutti quelli che hanno una qualche responsabilità su altre persone) il nostro compito è di favorire l'incontro, prepararlo. Ma quando avviene dobbiamo discretamente farci da parte. Dobbiamo resistere alla tentazione di fare le veci dell'Altro, di imporre i nostri schemi, i nostri gusti, le nostre idee su come debba avvenire l'incontro, le nostre tempistiche su quando debba succedere.
Il vero testimone deve unire un grande coraggio (e ce ne vuole per gridare la verità) ad una straordinaria modestia, una spiccata capacità di 'cancellarsi'.
L'incontro va preparato, atteso, sofferto, pregato, desiderato intensamente. Ma bisogna essere disposti anche a pagarne il prezzo forse più difficile: nel momento un cui finalmente avviene, andarsene in punta di piedi, non importunare, non aspettarsi un cenno di saluto o un invito alla festa.
Dobbiamo imparare dal Precursore una cosa importantissima: a dire "Non sono io".
Raccontino a guisa di haiku
Un filosofo e un teologo
passeggiavano disputando
filosofemi e sillogismi;
una pratolina udì,
e umilmente offri all'ape la sua corolla
(il titolo è mio. Il testo non so di chi sia)
Un filosofo e un teologo
passeggiavano disputando
filosofemi e sillogismi;
una pratolina udì,
e umilmente offri all'ape la sua corolla
(il titolo è mio. Il testo non so di chi sia)
Colsi il sorriso
di una violetta solitaria.
A chi sorridi piccolo fiore?
A Dio che m'ama
e a te che mi contempli.
di una violetta solitaria.
A chi sorridi piccolo fiore?
A Dio che m'ama
e a te che mi contempli.
Margherita Pavesi Mazzoni
Letture:
Isaia 61,1-2.10-11
Luca 1
prima Tessalonicési 5,16-24
Giovanni 1,6-8.19-28
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