21 dicembre 2023

Diventa la casa di Dio! - 24/12/2023 - IV domenica di Avvento




Nella prima lettura sentiamo che il re Davide è preoccupato perché, mentre lui ha una casa per ripararlo dal freddo e dal maltempo, l'Arca dell'Alleanza, cioè Dio stesso, è costretto in una tenda, è senza una dimora adeguata. E invece Dio gli risponde, per mezzo del profeta Natan, che sarà Lui, Dio, a costruire una casa per la discendenza di Davide e per tutto il popolo d'Israele.
Dio dice che la casa che fisserà come dimora universale per tutti gli uomini sarà Lui stesso nel suo Verbo, che verrà a dimorare fra gli uomini per essere la loro stessa dimora, luogo d'incontro. E tutto questo si realizza nell'estrema umiltà, nella semplicità, in quella piccolezza in genere rigettata dagli uomini, ma che invece è esaltante per il Creatore del mondo.

Dio, per costruire questa sua casa in mezzo a noi, ha fatto le cose con calma, senza clamori ed effetti speciali. Il Vangelo di oggi ci ricorda che Gesù ci ha messo anche lui, come tutti noi, nove mesi per venire al mondo. Gesù non era un bambino speciale, e alla sua nascita non c'è stato nulla di spettacolare, anzi, la nascita del figlio di Dio è posta sotto il segno del rifiuto degli uomini. Gesù non ha bruciato le tappe, non ha fatto salti mortali, è semplicemente cresciuto, poco a poco come ognuno di noi. Ogni nascita è qualcosa di lento, che chiede tempo, pazienza, rispetto; se un seme diventa subito albero, vuol dire che c'è qualche forzatura. Gesù è cresciuto nella fatica, come tutti, nessun privilegio, nessuna scorciatoia. Non è "nato imparato", ma come tutti noi ha dovuto imparare tutto, a parlare, a camminare, a mangiare, a leggere e scrivere, insomma, ha dovuto anche lui imparare a vivere.

Il Vangelo di oggi ci dice che Dio è venuto tra di noi per mezzo di una giovane ragazza sconosciuta, senza meriti particolari; in una ragione, la Galilea, molto periferica e con una brutta fama; in una "città" (che in realtà contava solo circa un centinaio di abitanti) chiamata Nazareth mai prima nominata nella Bibbia; in una casa qualunque, ma che viene visitata da Dio.
Dio è un visitatore. E se noi vogliamo incontrarlo dobbiamo farlo qui, in questa nostra vita quotidiana, perché per rendersi presente, per raggiungere l'intera umanità, Lui ha scelto la comunissima e banalissima quotidianità di Nazareth.

Ma Dio per nascere ha bisogno degli uomini, ha bisogno di una donna e del suo grembo! Una donna, Maria, ha messo a disposizione sé stessa. La grandezza dell'uomo sta in questo: mettere a disposizione sé stesso! È bellissimo quello che chiede il vangelo: non accontentarti di costruire a Dio una chiesa, invece diventa tu la sua casa, come ha fatto la Vergine Maria! Diventa la casa di Dio!
Dio non si vede, ed è vero! Ebbene, anche duemila anni fa non si vedeva, quando una donna lo portava in grembo. È necessario tornare al tempo della gravidanza di Dio; anche questo è il tempo di un Dio che non si vede, il tempo di un Dio nascosto nella vita degli uomini e delle donne di oggi.

Il Vangelo di oggi ci ricorda che non siamo noi ad allestire il presepe per accogliere il Signore, ma è il Signore che crea un solo presepe per accogliere ciascuno di noi.
Quella dei nostri presepi non è un'immagine sentimentale, una semplificazione del vangelo. Al contrario, ne esprime l'essenza. Il Signore stabilisce la sua dimora nella nostra casa. Vive con noi. La nostra storia e la sua storia sono una sola cosa. Stabilisce con noi un'alleanza, una amicizia eterna. Il nostro destino è per sempre legato al suo.



Che il Natale che viene possa essere la riscoperta della sorpresa di Dio, che possa aprire il nostro cuore alla meraviglia. Quella meraviglia che ci porta ad incontrare Dio nelle piccole cose della vita, che ci porta a gioire perché anche oggi è sorto il sole, a gioire perché anche oggi una persona ci ha sorriso o è stata gentile con noi, a gioire perché anche oggi possiamo donare qualcosa agli altri. E allora dal nostro cuore sgorga un "Grazie Signore, grazie di tutto!"




Letture:
2 Samuele 7,1-5.8-12.14.16
Salmo 88
Romani 16,25-27
Luca 1,26-38


3 commenti:

  1. La mia nonna del sud, che ho amato in modo viscerale, moriva piano piano nel suo letto alla maniera del sud: naturalmente.
    A letto da mesi, stava lì, senza grandi lamenti e aspettava, paziente.
    Mi disse una volta di conoscere non so quanti libri di preghiere e che lei cominciava col pregare per le nazioni e terminava con la sua famiglia.
    Sempre si raccomandava di lasciare la famiglia per ultima: "Niura li te fore, ca li te intra comu Dio ole" (Onora quelli di fuori, gli altri, gli ospiti...perché a quelli di famiglia ci pensa Dio - come Dio vuole).
    Un giorno, nella sua enorme stanza da letto in penombra, in un attimo filtrarono dalle tapparelle splendidi possenti raggi di sole. Ne fummo entrambe piacevolmente sorprese e la nonna disse: "Ricordati, i raggi
    del sole sono un dono del Signore".
    Me ne ricordo ogni giorno e non mi stanco di ricordarlo a chiunque mi sembra se ne sia dimenticato...

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    1. Grazie. È proprio vero che i raggi del sole sono un dono di Dio. Per me un momento magico è l'alba, il primo raggio del sole la mattina. Ogni volta che lo vedo mi viene in mente il cantico di Zaccaria: "grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge" (Lc 1, 68-79)

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    2. Ho iniziato ad apprezzare l'alba quando facevo i turni di notte: vedere il sole sorgere voleva dire che la notte era finita, tra poco sarebbe arrivato il cambio e finalmente sarei andato a casa a dormire.
      Ma il momento di svolta è stata un po' di anni fa. Mia moglie ed io eravamo in treno una mattina presto, stavamo andando a Firenze non per una vacanza ma per una visita medica. Stavo recitando le lodi, quando, proprio mentre dicevo quei versi, il primo raggio del sole mi ha colpito gli occhi!
      Ogni volta che recito le lodi mi viene in mente quel momento, ed ogni volta che vedo l'alba mi viene in mente quel passo.

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