dalla copertina del libro Compassione di Erminio Gius (Ed. EDB) |
«Ebbe compassione di loro». Questo potrebbe essere il titolo del Vangelo di oggi. Tutto il Vangelo ci parla della misericordia di Dio, ma il brano di oggi ci mostra lo sguardo di Gesù che vede la nostra stanchezza, i nostri smarrimenti, la fatica della nostra vita. Gesù vede tutto questo e si lascia toccare il cuore da tutto questo. Il suo non è uno sguardo indifferente, ma è uno sguardo che lo coinvolge, gli fa fremere la viscere.
Gesù si commuove per i discepoli, prova per loro una tenerezza come di madre. Non chiede di andare a pregare o di fare chissà che cosa. Semplicemente li esorta a prendere un po' di tempo tutto per loro. È un gesto d'amore.
Per Gesù prima di qualsiasi altra cosa, viene sempre la persona. Più dei tuoi successi, dei risultati del tuo lavoro, gli importa come stai. Più di ciò che fai, gli interessa, e per davvero, ciò che sei. Lui non vuole spremere come dei limoni i suoi discepoli. Lui semplicemente li ama, e li vuole felici.
Non dobbiamo sentirci in colpa se a volte abbiamo bisogno di attenzioni, di coccole, di riposo. C'è un tempo per agire, per fare, e un tempo per riposare, per riprendere le forze. Diceva sant'Ambrogio: "Si vis omnia bene facere, aliquando ne feceris", che vuol dire "se vuoi far bene tutte le cose, ogni tanto smetti di farle". Non siamo dei supereroi, le nostre vite sono fragili, le nostre energie limitate. Abbiamo bisogno di fare, ma anche di riposare. Anche Dio, dopo sei giorni di lavoro, il settimo ha riposato.
«Venite in disparte [con me]», dice Gesù. Stare con Dio per imparare il cuore di Dio, per rabboccare il nostro amore attingendo all'amore di Dio. E poi ritornare nella folla, portando quel carico strabordante di tenerezza che solo Dio sa donare.
Ma qualcosa cambia i programmi del gruppo: «Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro ... e si mise a insegnare loro molte cose». Gesù cambia i suoi programmi, non quelli dei suoi amici. Rinuncia al suo riposo, non al loro.
La prima cosa che Gesù offre alla folla è la compassione, il provare dolore per il dolore dell'altro. Gesù sa bene che non è il dolore che annulla la speranza, non è il morire, ma l'essere senza conforto.
Ed è questo ciò che Gesù insegna ai Dodici. Insegna per prima cosa come guardare le persone, insegna uno sguardo che abbia commozione e tenerezza. Le parole verranno da sé, da un cuore toccato dal dolore.
Questo vale per ognuno di noi. Quando ritrovi la compassione, quando impari di nuovo a commuoverti, il mondo si innesta nella tua anima. Finché ci sarà sulla terra chi sa ancora commuoversi per l'ultimo degli esseri umani, allora c'è speranza per il mondo.
Letture:
Geremia 23,1-6
Salmo 22
Efesini 2,13-18
Marco 6,30-34
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