(con)dividere il pane |
La moltiplicazione dei pani è l'unico miracolo presente in tutti e quattro i Vangeli, e questo è un segno dell'importanza di questo fatto, di come questo sia un evento decisivo per la comprensione di Gesù: Lui è colui che moltiplica la vita, colui che nutre la nostra vita, che placa la nostra fame d'amore, di consolazione, di comunione fraterna.
In Giovanni tutto avviene in un clima primaverile (la Pasqua è vicina) di attesa (su di un monte, che è il luogo dell'incontro con Dio) e di bisogno (hanno fame).
Come nella prima lettura, anche qui vengono presentate delle 'primizie': i pani d'orzo. L'orzo è il primo dei cereali che matura, è il pane nuovo. Ma questi pani vengono portati da un ragazzo, non un adulto, cioè una primizia d'uomo, un segno di freschezza, un segno di novità. Veramente Dio è un Dio che fa nuove tutte le cose, che proietta il mio sguardo verso il futuro. Non verso ciò che è stato, ma verso ciò che sta venendo.
Un particolare mi colpisce: la generosità. A Gesù nessuno chiede niente, è lui che per primo si preoccupa, si accorge e dice: «Dove potremo comprare il pane per loro?». Alla generosità di Dio corrisponde la generosità del ragazzo. Neanche a lui nessuno chiede niente: ha cinque pani e due pesci e li mette a disposizione. È poca cosa, ma è tutto ciò che ha. Dà tutto quello che ha, senza pensare se sia molto o se sia poco. È tutto!
E accade il miracolo. Perché il miracolo accade nel momenti un cui il 'mio' pane diventa il 'nostro' pane. Perché la fame incomincia quando tengo stretto solo per me il mio pane, e più stringo a me quello che ho, più la mia fame aumenta. La fame non finisce quando mangio a sazietà il mio pane, ma quando condivido il poco che ho.
Tutti abbiamo qualcosa da dare, anche se poco; e il nostro dono non è mai insignificante, perché il nostro compito è 'far circolare il bene nelle vene del mondo' (Ermes Ronchi).
Il Vangelo oggi non parla di moltiplicazione, ma di divisione. Parla di un pane che non finisce, parla di beni ridistribuiti e condivisi. Mentre lo distribuivano, il pane non veniva a mancare, e mentre passava di mano in mano restava in ogni mano.
Giovanni non ha il racconto dell'ultima cena. Lui racconta l'istituzione dell'Eucaristia in questo sesto capitolo, difatti riassume l'agire di Gesù in tre verbi: "prese il pane, rese grazie e distribuì". Tre verbi eucaristici, consacratori: Cristo mentre sazia in noi la fame di pane, si fa pane per accendere in noi la fame di Dio.
Questi stessi tre verbi fanno della nostra vita un vangelo, un sacramento: accogliere, rendere grazie, donare. Noi non siamo i padroni delle cose. Se ci consideriamo tali, le profaniamo: profaniamo l'aria, la terra, l'acqua, i fiori, il pane. Tutto ciò che incontriamo non è nostro, è vita che viene da prima di noi e che va oltre noi, che ci è donata perché ne facciamo dono a chi ci circonda e a chi verrà dopo di noi.
«Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» La cura per i pezzi avanzati, la sacralità delle cose, perché niente va perduto, perché c'è una santità nella materia, perfino nelle briciole.
Non saremo mai felici se non impariamo ad accogliere e a benedire i fratelli, il pane, Dio, la vita, la bellezza; e poi a condividere. Accoglienza, benedizione e condivisione, e dentro di noi tre sorgenti di felicità zampilleranno copiose.
Letture:
2 libro dei Re 4,42-44
Salmo 144
Efesini 4,1-6
Giovanni 6,1-15
La cura per i pezzi avanzati è forse il ricordo più intenso e profondo che ho delle nonne, quello che ricorre più spesso.
RispondiEliminaÈ sempre una serie di gesti misurati, lenti, attenti.
Mi rivedo piccola, memorizzare...
è senz'altro la sacralità a rendere il tutto tanto indelebile: Dio è sempre vivo nei sentimenti che li accompagnano.
Anche nel ricordo di essi.
Anch'io ricordo l'attenzione dei miei nonni per le piccole cose, per le briciole, che era rispetto per tutte le cose.
RispondiEliminaGrazie per la visita