"Io sono il pane della vita" |
«Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati»
Il verbo "cercare" è un verbo chiave nel vangelo di Giovanni:
- c'è il Padre che cerca i veri adoratori, in spirito e verità;
- c'è Gesù che cerca non la propria gloria né la propria volontà, ma la gloria e la volontà di Colui che l'ha mandato;
- ci sono i giudei che cercano Gesù per ucciderlo;
- ci sono i discepoli che cercano Gesù per stare con lui: «Gesù si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cosa cercate?"» (Gv 1, 38) (Da notare che queste sono le prime parole di Gesù registrate dal vangelo di Giovanni. Ed è la prima, fondamentale domanda che viene posta a chi intende seguirlo);
- c'è la domanda che ritroviamo al termine del vangelo, quando il Risorto si rivolge in questi termini a Maria di Magdala: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20, 15).
- c'è il Padre che cerca i veri adoratori, in spirito e verità;
- c'è Gesù che cerca non la propria gloria né la propria volontà, ma la gloria e la volontà di Colui che l'ha mandato;
- ci sono i giudei che cercano Gesù per ucciderlo;
- ci sono i discepoli che cercano Gesù per stare con lui: «Gesù si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cosa cercate?"» (Gv 1, 38) (Da notare che queste sono le prime parole di Gesù registrate dal vangelo di Giovanni. Ed è la prima, fondamentale domanda che viene posta a chi intende seguirlo);
- c'è la domanda che ritroviamo al termine del vangelo, quando il Risorto si rivolge in questi termini a Maria di Magdala: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» (Gv 20, 15).
Dunque. Il Maestro "obbliga chi si è messo in cammino verso di lui a interrogarsi: cosa si aspetta da Gesù? Perché lo cerca? E, in realtà, chi cerca?" (Bruno Maggioni).
Non basta cercare, bisogna avere coscienza delle motivazioni reali della propria ricerca. E Gesù pone a tutti noi la domanda provocatoria: cosa cerchi? cosa ti aspetti da me? Ci interroga non perché ha bisogno di sapere (Lui legge nei nostri cuori), ma per aiutarci a prendere coscienza delle vere motivazioni e dei veri obiettivi della nostra ricerca.
Infatti c'è ricerca e ricerca, non tutte le ricerche sono uguali:
- chi cerca Gesù e chi se stesso;
- chi lo cerca per motivi utilitaristici e chi invece per farne il centro della propria vita;
- chi lo cerca in chiave intellettuale (per 'sapere') e chi in chiave esistenziale (perché non potrebbero vivere senza di Lui);
- c'è chi cerca Cristo per "dimorare" con lui, e chi per annetterselo, strumentalizzarlo.
- chi cerca Gesù e chi se stesso;
- chi lo cerca per motivi utilitaristici e chi invece per farne il centro della propria vita;
- chi lo cerca in chiave intellettuale (per 'sapere') e chi in chiave esistenziale (perché non potrebbero vivere senza di Lui);
- c'è chi cerca Cristo per "dimorare" con lui, e chi per annetterselo, strumentalizzarlo.
C'è una ricerca che sfocia inevitabilmente nell'insuccesso e una ricerca che porta invece 'a trovare'.
Qui la folla va da Gesù non per Lui, ma per il vantaggio materiale che spera di ricavarne. La loro è una ricerca interessata, riduttiva.
Il Maestro, allora, accusa i suoi 'ricercatori' di non saper leggere i segni. Per Giovanni ci possono essere tre reazioni diverse dinanzi ai 'segni' compiuti da Gesù:
- Accecamento volontario. È l'atteggiamento di chi rifiuta di vederli, di prenderne atto. Ad esempio, i farisei in occasione della guarigione del cieco nato, o della risurrezione di Lazzaro;
- Miopia. Consiste nel fermarsi alla materialità del segno. È l'errore della folla che si ferma al segno in se stesso, e non sa guardare oltre, nella direzione suggerita dal segnale;
- Penetrazione. Si tratta del dinamismo proprio del credente che, stimolato dal segno, va oltre il segno per coglierne il significato profondo, il segreto nascosto, l'identità personale di Gesù. Esempio tipico la conclusione del miracolo di Cana: «manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2, 11).
- Accecamento volontario. È l'atteggiamento di chi rifiuta di vederli, di prenderne atto. Ad esempio, i farisei in occasione della guarigione del cieco nato, o della risurrezione di Lazzaro;
- Miopia. Consiste nel fermarsi alla materialità del segno. È l'errore della folla che si ferma al segno in se stesso, e non sa guardare oltre, nella direzione suggerita dal segnale;
- Penetrazione. Si tratta del dinamismo proprio del credente che, stimolato dal segno, va oltre il segno per coglierne il significato profondo, il segreto nascosto, l'identità personale di Gesù. Esempio tipico la conclusione del miracolo di Cana: «manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2, 11).
Gesù, di fronte alla massa che pretenderebbe imprigionarlo nelle proprie attese, presenta due tipi di cibo:
- «quello che non dura »
- «quello che rimane per la vita eterna ».
- «quello che non dura »
- «quello che rimane per la vita eterna ».
Quegli individui rimangono ostinatamente e pesantemente attaccati al pane materiale. Non riescono a sollevarsi oltre l'orizzonte terrestre.
Certo, Gesù non rifiuta questo pane, non ne sminuisce l'importanza (ha compiuto il miracolo proprio per sfamare la folla), ma rifiuta di fermarsi a questo. Sa che «non di solo pane vive l'uomo» (Mt 4, 4). E lui è venuto per offrire qualcos'altro. Un altro pane. Il suo messaggio passa attraverso il problema economico, ma va oltre il piatto di minestra.
E qui c'è un'altra caratteristica del vangelo di Giovanni: l'equivoco. Gesù scongiura i suoi 'ricercatori' a procurarsi «il cibo che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà », ma loro non riescono a sradicarsi dal ricordo dei pani con cui si sono rimpinzati lo stomaco nel deserto.
Subito dopo, spunta un altro equivoco:
- «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?» Pensano immediatamente a qualcosa da fare, a delle opere onerose da compiere per meritarsi l'approvazione e la simpatia di Dio, cioè ad 'appropriarsi di Dio'.
- «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» Cristo replica che l'opera fondamentale è la fede. Si tratta di credere, cioè a diventare 'proprietà di Dio'.
- «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?» Pensano immediatamente a qualcosa da fare, a delle opere onerose da compiere per meritarsi l'approvazione e la simpatia di Dio, cioè ad 'appropriarsi di Dio'.
- «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato» Cristo replica che l'opera fondamentale è la fede. Si tratta di credere, cioè a diventare 'proprietà di Dio'.
Perché la fede è prima di tutto dono, poi libera risposta dell'uomo.
La fede è qualcosa che si riceve, non qualcosa che si conquista, quindi "c'è una sola cosa da fare. Lasciarsi fare" (card. Jacques Perron), cioè lasciarsi conquistare dall'amore incondizionato di Dio, perdersi nel suo abbraccio materno.
Tra le tue braccia
C'è un posto nel mondo
dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato,
per quanta emozione provi,
dove il tempo si ferma
e non hai più l'età;
quel posto è tra le tue braccia
in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non smette mai di sognare...
Da lì fuggir non potrò
poiché la fantasia d'incanto
risente il nostro calore e no...
non permetterò mai
ch'io possa rinunciar a chi
d'amor mi sa far volar.
Alda Merini
Letture:
Esodo 16,2-4.12-15
Salmo 77
Efesini 4,17.20-24
Giovanni 6,24-35
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