«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?»
Non sempre il Vangelo è un balsamo sulle nostre ferite della vita, una carezza che ci dona gioia, un abbraccio che ci ridona forza. A volte è parola dura, pugno nello stomaco, sgambetto che fa crollare le nostre certezze.
È quello che capita ai discepoli in questo brano. Loro, come noi, hanno capito benissimo il discorso di Gesù. L'hanno compreso talmente bene che ... non vorrebbero sentirlo. È un discorso difficile, insopportabile, inaccettabile, perché troppo lontano dalla loro/nostra mentalità, dalla loro/nostra idea di Dio e di Messia. Quindi la crisi serpeggia anche nella cerchia dei discepoli, e tra quei discepoli ci siamo tante volte anche noi.
Gesù offre la chiave per superare lo scandalo. Una chiave che è fatta di tre elementi:
1 - Ricorda la sua origine divina. Lui è il Maestro che è disceso dal cielo, ed è colui che risalirà da dove è venuto.
2 - «È lo Spirito che dà vita, la carne non giova a nulla». È soltanto nello Spirito e non attraverso gli strumenti dell'intelligenza umana che si possono capire le parole di Gesù. E lo Spirito viene dato, offerto, non conquistato o comprato.
3 - La vera causa dell'incomprensione è la mancanza di fede. «Ci sono tra voi alcuni che non credono».
Ci si può illudere di credere, possiamo 'credere di credere'. È una cosa che può capitare a tutti, nessuno escluso.
Gesù ci rivela, impietosamente, la nostra povertà di fede.
Il paradosso sta proprio qui: prima di tutto si tratta di credere, solo allora si capisce meglio. Invece noi abbiamo la pretesa di veder chiaro per poter credere.
È vero l'opposto: prima si crede, ci si abbandona totalmente a Lui, ci si fida, ci si decide, ci si compromette per Lui, e poi si comincia a veder chiaro. Con Dio è sempre così: già nel deserto, prima gli ebrei hanno detto «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!» e 'dopo' Dio ha donato, sul Sinai, la Legge e il Decalogo (cfr Es 19).
«Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui»
Di fronte all'abbandono di molti, Gesù non fa nulla per trattenerli. Non riduce le sue pretese. Non minimizza le sue richieste. Non li rassicura, non gli dice 'Non avete capito bene ... Non volevo dire questo ...'. Sembra quasi che faccia di tutto per scoraggiarli.
Con le sue parole, Gesù ci costringe a prendere posizione, a fare una scelta precisa. Con lui non si possono adottare posizioni intermedie o di compromesso. Non esistono le mezze misure. O stare con Lui o separarsi da Lui: «Chi non è con me è contro di me» (Mt 12, 30; Lc 11, 23)
«Volete andarvene anche voi?» In tempo di crisi, Gesù non procede alla svendita del prodotto. Niente saldi di fine stagione, niente 'notti bianche' (anzi, con Lui ci sarà la notte nera del Getsemani).
Gioca al rialzo, preferisce rimanere solo piuttosto che mercanteggiare sulle cose essenziali.
Ed è a questo punto che Pietro fa la sua confessione di fede a nome dei Dodici: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna». Non dice "dove andremo?", ma "da chi andremo?". Perché il grosso problema non è andarsene, il grosso problema è da 'chi' andare.
La fedeltà non è una questione di andare o restare, la vera fedeltà è una persona, con la quale ci si lega per camminare insieme, per andare nella stessa direzione. È sapere che non posso vivere e svilupparmi se non con quel rapporto che mi impegna con quella persona.
E quella persona è Cristo.
Credere non significa sottoscrivere una lista di verità. Credere significa aderire a una Persona, fare di questa Persona il centro, il senso della propria vita. Cristo non è un elemento accessorio della nostra esistenza. È il «pane vivo», il nutrimento indispensabile.
La fedeltà a Lui non va subita, ma vissuta gioiosamente, perché legarsi a Lui in un rapporto di fede e di amore non significa rimanere incatenati, ma significa essere sovranamente liberi, sempre in cammino, stupendamente aperti a tutte le sorprese e novità.
La libertà che Cristo mi offre fa si che io interiorizzi le mie scelte e le ripulisca dalle incrostazioni delle convenienze, delle paure, delle abitudini.
La libertà che Cristo mi offre fa si che nel mezzo della nera notte del Getsemani io sappia sempre che sorgerà il sole splendente dell'infinito giorno della Risurrezione.
Letture:
Giosuè 24,1-2.15-17.18
Salmo 33
Efesini 5,21-32
Giovanni 6,60-69
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