15 agosto 2024

Dio si dona a me - 18/8/2024 - XX Domenica Tempo Ordinario

pane e vino, carne e sangue



In questo breve Vangelo di solo otto versetti, Gesù per otto volte ci parla di un Dio che si dona: "Prendete la mia carne e mangiate". Per otto volte, Gesù insiste sul perché mangiare la sua carne: per vivere, ma vivere davvero. Una cosa è vivere, altro è solo sopravvivere. È incalzante Gesù nella sua certezza di possedere il segreto che cambia la direzione, il senso, il sapore della vita.

"Chi mangia la mia carne ha la vita eterna". Con il verbo al presente: "ha", non "avrà". La vita eterna è una vita libera e autentica, che si rialza dalle cadute, che non si arrende alle difficoltà, ma soprattutto che fa cose che meritano di non morire. Una vita come quella di Gesù, capace di amare come nessuno.
Sangue e carne sono parole che indicano la piena umanità di Gesù, la sua carne e il suo sangue, le sue mani di carpentiere con il profumo del legno, la sua storia e le sue lacrime, le sue passioni e i suoi abbracci, i piedi intrisi di nardo, la casa che si riempie di profumo e di amicizia. E qui c'è una sorpresa, una cosa inimmaginabile: Gesù non dice 'prendete su di voi la mia sapienza, mangiate la mia santità, il sublime che è in me'. Dice: 'prendete la mia umanità, il mio modo di abitare la terra e di vivere le relazioni come lievito delle vostre relazioni. Nutritevi del mio modo di essere umano, come un bimbo che è ancora nel grembo della madre si nutre del suo sangue'.

Gesù sta parlando del sacramento della sua esistenza: mangiate e bevete ogni goccia e ogni fibra di me. Vuole che nelle nostre vene scorra il flusso della sua vita, che nel nostro cuore metta radici il suo coraggio perché ci incamminiamo a vivere l'esistenza umana come l'ha vissuta lui. Per questo si è fatto uomo, perché l'uomo si faccia come Dio (Ireneo di Lione). Allora mangiare e bere Cristo significa prenderlo come misura. Non 'andare a fare la Comunione' ma 'farci noi sacramento di comunione'. Il movimento fondamentale non è il nostro andare fino a lui, ma è Lui che viene fino a noi. Lui felice di vedermi arrivare, che mi dice: 'sono contento che tu sia qui'. Io posso solo accoglierlo stupito.
Prima che io abbia fame, Lui ha detto 'Prendi e mangia', mi ha cercato, mi ha atteso e infine si dona a me.

Qui emerge il genio del cristianesimo: non un Dio che chiede offerte, doni, sacrifici, ma un Dio che si offre, sacrifica, dona, si perde dentro le sue creature, come lievito dentro il pane, come pane dentro il corpo. Mangiare e bere Cristo significa diventare luce da luce, Dio da Dio, della stessa sua sostanza.

Gesù ha scelto il pane come simbolo dell'intera sua vita perché per arrivare ad essere pane c'è un lungo percorso da compiere, un lavoro tenace in cui si tolgono cortecce e gusci perché appaia il buono nascosto di ogni cuore: spiga dentro la paglia, chicco dentro la spiga, farina dentro il chicco.
Il percorso del pane è quello di coloro che amano senza badare alle fatiche. Semini il grano nella terra, marcisce, dice il Vangelo, e nascono le foglioline. A gennaio le foglioline tremano mentre si alzano sopra la neve. Ma per diventare pane devono salire. A giugno la spiga gonfia si piega verso la terra, viene la mietitura. Poi la battitura, la macina, il fuoco, tutti passaggi duri per il chicco. A cosa serve tutto questo? Serve a purificarci il cuore. Dio sa che dentro di noi c'è del buono, vuole soffiare via la pula perché appaia il chicco, togliere la crusca perché appaia la farina. Vuole portare alla luce il buono di ciascuno di noi.
Cristo si fa pane perché ognuno di noi, prima di morire, possa diventare pane per qualcuno, un pezzo di pane che sappia di buono per le persone che ama.
Cristo si fa vino perché ognuno di noi possa diventare goccia di sangue, che è il simbolo di tutto quanto abbiamo di buono, di caldo e di vivo, e che offriamo a chi amiamo, e ancor di più a chi ha bisogno di essere amato.
Dio è pane in cammino verso la mia fame, è vino in cammino vero la mia sete.

Sapermi cercato nonostante tutte le mie distrazioni,
nonostante questa mia vita superficiale,
nonostante le risposte che non riesco a dare,
sapere che io sono il desiderio di Dio, è tutta la mia forza, tutta la mia pace.




Letture:
Proverbi 9,1-6
Salmo 33
Efesini 5,15-20
Giovanni 6,51-58


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