31 luglio 2025

La vita è meravigliosa - 3/8/2025 - XVIII Domenica tempo ordinario

 
La vita è meravigliosa
Frank Capra (1946)

 
Mi colpisce l'estrema solitudine del protagonista della parabola raccontata da Gesù: non ha nome, non ha volto, non ha moglie, figli, fratelli, parenti, amici. Ha solo tante cose. Per lui esistono solo le cose, anche le persone le riduce a cose, a strumenti per il suo interesse. Il suo sguardo, la sua vista, non vanno oltre il suo ombelico.
 
È per questo che Dio lo chiama «stolto»
- perché basa la propria sicurezza sull'avere e non sull'essere, sulle relazioni;
- perché crede che avere molti soldi, molte cose, significhi avere molta vita;
- perché si identifica con le cose e non le trasforma in mezzo di comunione con gli altri;
- perché è in adorazione del proprio 'io' e non si mette mai di fronte, e in relazione, ad un 'tu'.
 
Questo ricco non riuscirà mai a pregare la preghiera insegnata da Gesù nel Vangelo di domenica scorsa. Lui è capace di dire solo "mio". La parola "nostro" per lui non ha nessun senso, non esiste.
Non ha capito che si è ricchi solo di ciò che si ha donato.
"Sono affamato di tutto il pane che ho mangiato da solo, povero di tutti i beni che tengo per me" (Gustave Thibon, filosofo)
 
Non so perché (forse per contrasto), ma questa parabola mi fa venire in mente il film 'La vita è meravigliosa': cosa avrebbe fatto questo ricco se anche lui, come George Bailey (il protagonista del film) avesse perso di colpo tutte le sue ricchezze?
Lui che ha investito tutta la sua vita sulle cose, avrebbe finito di vivere.
George Bailey, che aveva investito tutta la sua vita sugli altri, invece si è ritrovato molto più ricco di prima, e non solo di beni materiali.
 
 

 
Letture:
Qoelet 1,2;2,21-23
Salmo 89
Colossesi 3,1-5.9-11
Luca 12,13-21
 
 
 

 
Luca 12,13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
 
 

24 luglio 2025

...a chi bussa sarà aperto... - 27/7/2025 - XVII Domenica tempo ordinario

 


 
La Bibbia inizia con Dio che scende nel giardino dell'Eden per cercare Adamo (Gen 3), poco dopo sente il sangue di Abele che grida (Gen 4), più avanti sente il grido del suo popolo schiavo in Egitto e lo libera (Es 3). Tutto l'Antico Testamento è una serie di interventi di Dio che sente i lamenti e le preghiere dei suoi figli, fino ad arrivare all'Incarnazione: Dio, commosso dalla miseria umana, decide di farsi uomo in modo da essere il più vicino possibile a chi soffre, a chi è perseguitato, a chi è escluso.
Tanta è la sua sete dell'uomo che alla fine della Bibbia, l'Apocalisse dice «Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.» (Ap. 3, 20)
È per questo che faccio fatica a vedere nel brano del Vangelo di oggi, un Dio che dorme, disinteressato a noi, mentre l'uomo deve buttarlo giù dal letto a forza di preghiere.
Mi viene il dubbio che forse lo scocciatore che viene a svegliare non sono io, ma è Lui. E il dormiente non è lui, ma sono io.
 
Un antico inno liturgico diceva. «Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà» (Ef 5, 14).
Non è Dio che deve essere svegliato dalle nostre preghiere, ma siamo noi che dobbiamo pregare per essere svegliati, per essere illuminati da Cristo che viene a visitarci con «un sole che sorge» (Lc 1, 78).
Troppo spesso ci lasciamo sfiorare dalle situazioni e dalle persone senza partecipare, senza neanche cercare di entrare in rapporto, in comunione.
La preghiera ci sveglia, ci aiuta ad avere attenzione agli altri, ad essere presenti nella loro vita. La preghiera più forte che il Signore può sentire è il "Si". E il 'si' fondamentale per tutta l'umanità è quello detto da una fanciulla di Nazareth, che si è messa immediatamente in viaggio per essere vicina e aiutare chi ne aveva bisogno.
 
«chiedete e vi sarà dato»
Siamo sinceri, questa frase ci sembra più uno slogan pubblicitario che una realtà.
Però la certezza dell'esaudimento si colloca su di un altro piano. Con la preghiera sappiamo che Dio ci ha ascoltato, ha preso atto dei nostri desideri. E Dio interviene sempre, anche se non sempre come e quando vorremmo noi.
Noi vorremmo che Lui facesse sparire gli ostacoli, i guai che ci assillano, i dispiaceri che ci fanno soffrire.
Ma Lui, il più delle volte, sembra che lasci le cose come stanno. Però Lui si mette in strada con noi, condividendo gli stessi ostacoli, gli stessi fastidi. Col suo silenzio ci dice: "vieni, dai, camminiamo insieme e vedrai...".
Tutto sembra lo stesso, sei tu che sei cambiato. E sei cambiato perché hai pregato. La tua forza non è più solo la tua, hai ricevuto un supplemento di forza e di capacità.
Con la preghiera non ottieni delle cose, ma ottieni qualcosa di più prezioso: la compagnia del Signore.
"Nella preghiera non si ottiene uno sconto sul prezzo del biglietto. Si ottiene un Compagno di viaggio" (Alessandro Pronzato)
 
 

 
Letture:
Genesi 18,20-32
Salmo 137
Colossesi 2,12-14
Luca 11,1-13
 
 
 

 
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,1-13)

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
"Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione"».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: "Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli"; e se quello dall'interno gli risponde: "Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani", vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
 
 

17 luglio 2025

Due sorelle che si tengono per mano - 20/7/2025 - XVI Domenica tempo ordinario

 
Betania
(quadro di Luciano Perolini)

 
«Marta Marta tu ti affanni e ti agiti per molte cose» Gesù non contraddice il servizio ma l'affanno, non contesta il cuore generoso di Marta ma l'agitazione.
A tutti noi Gesù ripete: "attento a un troppo che può divorarti, troppo lavoro, troppi pensieri, troppo correre. Prima la persona poi le cose". Se ti siedi ai piedi di Cristo impari la cosa più importante: a distinguere tra superfluo e necessario, tra illusorio e permanente, tra effimero ed eterno.
Gesù ti dice di non affannarti per niente che non sia la tua essenza eterna.
 
La nostra è una società che dell'efficienza ha fatto un idolo. Finché si è efficienti va bene, ma appena la nostra capacità di fare cala, veniamo messi da parte.
Gesù non sopporta che veniamo impoveriti ad un ruolo di automi, di macchine. Tu, ci dice Gesù, sei molto di più. Tu non sei le cose che fai. Tu puoi vivere con me in una relazione diversa, condividere non solo azioni, ma anche pensieri, sogni, emozioni, gioie e dolori.
 
Dio non ci ha creato per essere servi, prestatori d'opera, ma figli.
Gesù non cerca servitori, ma amici; non ha bisogno di gente che faccia cose per lui, ma di persone che gli lascino fare delle cose per loro e dentro di loro.
Dobbiamo andare a scuola dalla Madonna, anche noi riconoscere che «grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente» (Lc 1,49). Il centro della fede non è ciò che io faccio per Dio, ma riconoscere ciò che Dio fa per me.
 
Nella mia anima le due sorelle si tengono per mano, e insieme mi insegnano a passare da un Dio sentito come affanno (Marta), a un Dio sentito come stupore (Maria). Da loro imparerò a lasciare un Dio sentito come dovere, per abbandonarmi all'abbraccio di un Dio vissuto come desiderio.
 
 

 
Letture:
Genesi 18,1-10
Salmo 14
Colossesi 1,24-28
Luca 10,38-42
 
 
 

 
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,38-42)

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
 
 

10 luglio 2025

Non c'è umanità senza compassione - 13/7/2025 - XV Domenica tempo ordinario

Il buon samaritano
Vincent Van Gogh
olio su tela (1890)

 
 
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico» Un uomo... senza nessun aggettivo e senza nessun nome perché potrebbe essere uno qualsiasi di noi, potrei essere io.
 
Il sacerdote e il levita (cioè le persone pie, i benpensanti) lo vedono, ma passano oltre. Ma dov'è questo oltre? Cosa c'è oltre? Oltre l'uomo c'è il nulla, l'assurdo, l'inutile! Siamo tutti sulla medesima strada, nella medesima storia; nessuno può dire 'io non c'entro'. Ci salveremo o ci perderemo tutti insieme.
 
Invece un samaritano, cioè un eretico da evitare come un'appestato (oggi diremmo un 'immigrato clandestino') ne ebbe compassione, gli si fece vicino. Due termini stupendi, che grondano umanità.
Non c'è umanità senza compassione e senza farsi vicino. La compassione è il meno zuccheroso dei sentimenti, il meno emotivo, è il "soffrire insieme". Scende da cavallo, si china, forse ha paura che i briganti siano ancora vicini. La compassione, come anche il perdono, non è un istinto, è una conquista. La vicinanza è una conquista che mette al centro il dolore dell'altro, lo mette prima del mio sentire.
 
Poi ci sono dieci verbi in fila per descrivere l'amore:
- lo vide,
- si fece vicino,
- si mosse a pietà,
- scese,
- versò,
- fasciò,
- caricò,
- portò,
- si prese cura,
- ritornerò indietro a pagare, se necessario.
Questo è il nuovo decalogo, perché l'uomo possa essere chiamato "uomo", perché la terra sia abitata da "prossimi" e non da briganti o nemici.
 
«Va' e anche tu fa' così», Cioè anche tu diventa samaritano, fatti prossimo, usa misericordia. Perché il vero contrario dell'amore non è l'odio, ma l'indifferenza.
'Vai' perché l'amore è un viaggio verso l'altro. 'Fai' perché l'amore richiede tanta azione; non è un sentire vago, ma un agire concreto. E tutto questo per quel verbo della Legge: «Amerai». Verbo al futuro, perché amare è un'azione che non ha mai termine. E non all'imperativo, perché non è un obbligo, ma una necessità per vivere una vita felice, una vita che sia realmente umana.
 
 

 
Letture:
Deuteronomio 30,10-14
Salmo 18
Colossesi 1,15-20
Luca 10,25-37
 
 
 

 
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,25-37)

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così».
 
 

03 luglio 2025

Dove noi vediamo deserti, Dio vede possibilità - 6/7/2025 - XIV Domenica tempo ordinario

 
... li inviò a due a due ...

 
Brano molto semplice, ma molto ricco quello di oggi.
Innanzi tutto il numero degli inviati. Secondo la tradizione giudaica il numero dei popoli sparsi sulla terra era di 72. Il fatto che Gesù mandi proprio settantadue persone indica che il suo messaggio è rivolto non solo al popolo ebraico, ma a tutti gli esseri umani, nessuno escluso. Nessuno deve sentirsi messo da parte, la 'notizia che dona gioia' è rivolta proprio a tutti i popoli e a tutte le persone.
 
Li manda senza nulla di superfluo, anzi senza nemmeno le cose più utili. Solo un bastone ad alleviare la stanchezza e un amico a sorreggere il cuore. Senza cose perché l'unica preoccupazione dell'annunciatore è di essere infinitamente piccolo. Solo così il suo annuncio sarà infinitamente grande.
L'apostolo appare come un sovversivo per il semplice fatto che riprende la condizione umana alla radice, quella luminosa radice che è prima del pane, del denaro, della tunica, quella radice che è essere l'immagine di Dio.
Gesù manda i discepoli non a lamentarsi, come facciamo noi, di un mondo lontano da Dio, ma ad annunciare un capovolgimento: il Regno di Dio è vicino, Dio è vicino, vicino alla tua casa, alle tue cose. Non è mai stato così vicino! La buona notizia è che non sei più solo. Nella gioia come nel dolore, nella vita quotidiana, nei piccoli gesti di ogni giorno non sei da solo. Dio ti è sempre vicino, e anche se lungo il cammino inciampi e cadi, Dio non ti abbandona, ma ti tende la mano per aiutarti a rialzarti, si siede al tuo fianco per lasciarti riposare.
Nella comunione dovranno essere testimoni di un Dio che è Comunione.
 
«Vi mando come agnelli in mezzo a lupi». Non sarà una passeggiata, vanno in mezzo al pericolo, in mezzo al male. Ma non deve essere neanche una crociata. L'unica arma sarà l'amore. Il male non si vince con le armi, il male lo si vince solo col bene.
"Finché siamo agnelli, noi viviamo. Se diventiamo lupi veniamo vinti. Perché ci mancherebbe l'aiuto del Pastore, il quale pasce agnelli, non lupi" (s. Giovanni Crisostomo). Usare la violenza, la forza, l'imposizione e la prevaricazione contro il male ci condanna alla sconfitta.
 
La missione ha luogo nelle case, nel quotidiano della vita di ognuno. Ed è nelle piccole cose di ogni giorno che sono inviati innanzi tutto a portare la pace: «In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!"» Portano la pace in due perché la pace non si fa da soli. Si inizia in due in attesa di molti, aperti a quante più persone possibile. Dove noi vediamo deserti, Dio vede possibilità.
E la pace porta anche la guarigione: «guarite i malati che vi si trovano». Perché la guarigione inizia quando qualcuno ti si avvicina, condivide con te un po' del suo tempo e un po' del suo cuore. Ci sono malattie inguaribili, ma nessuno è incurabile, nel senso che non esiste malato di cui non ci si possa prendere cura.
 
 

 
Letture:
Isaia 66,10-14
Salmo 65
Galati 6,14-18
Luca 10,1-12.17-20
(forma breve Lc 10,1-9)
 
 
 

 
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-12.17-20)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!". Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio". Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: "Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino". Io vi dico che, in quel giorno, Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».