28 agosto 2025

Quando offri un banchetto invita poveri... - 31/8/2025 - XXII Domenica tempo ordinario

 
Pranzo comunitario in una mensa della Caritas
(foto Ansa)

 
Questo brano del Vangelo è tutto un gioco di sguardi. Gli invitati osservano Gesù e Gesù osserva gli invitati. Ma sono sguardi molto diversi. Gli invitati osservano per cogliere in fallo. Gesù per trovare la strada per aprire i cuori all'amore di Dio («non sono venuto per condannare, ma per salvare» Gv 12,47).
 
Gesù nota che i farisei non si sono resi conto che il loro zelo per Dio, a poco a poco, si è trasformato in ricerca della propria affermazione. Gesù allora cerca di correggerli citando un brano del libro dei Proverbi che loro dovrebbero conoscere bene: «Non darti arie davanti al re e non metterti al posto dei grandi, perché è meglio sentirsi dire: "Sali quassù", piuttosto che essere umiliato davanti a uno più importante» (Prov 25,6-7).
Non dice questo per umiliarli né tanto meno per dettare un nuovo galateo, ma per ricordare, a loro come a noi, che l'ultimo posto non va scelto per umiltà o modestia, né tanto meno per 'farsi vedere'. Va scelto per amore: mi metto ultimo perché tu venga prima di me, tu abbia il meglio prima di me!
 
L'ultimo posto non è umiliante, è il posto di Dio. È il posto per chi vuole agire come Gesù, che è venuto per servire e non per essere servito. Gesù ci rivela che il volto del Padre è quello di un Dio 'capovolto', che non se ne sta su nei cieli ad aspettare che noi arriviamo fino a Lui, ma che scende fin sotto i nostri piedi per poterci, da sotto, sollevare fino al suo Regno.
 
Gesù ci invita, come diceva don Tonino Bello, a "opporre ai segni del potere il potere dei segni". Il linguaggio dei gesti lo capiscono tutti, perché è una lingua che va da un cuore ad un altro cuore. E certi gesti ribaltano totalmente la nostra scala di valori, creano una vertigine, un'inversione di rotta nella nostra storia, aprono la strada per un nuovo modo di abitare la terra. Sono veramente la primizia del Regno.
 
Ecco perché quando accogli chi non viene accolto, chi viene calpestato, «sarai beato perché non hanno da ricambiarti». La vera gioia la trovi quando fai le cose non per interesse, ma per generosità.
L'uomo per star bene deve dare. È la legge della vita. Perché è la legge di Dio.
È il segreto delle beatitudini: Dio regala gioia a chi produce amore.
Nel Vangelo il verbo "amare" si traduce sempre con il verbo "dare".
 
 

 
Letture:
Siracide 3,17-20.28-29
Salmo 67
Ebrei 12,18-19.22-24
Luca 14,1.7-14
 
 
 

 
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,1.7-14)

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cedigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: "Amico, vieni più avanti!". Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch'essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
 
 

21 agosto 2025

Salmo 9

«...tu non abbandoni chi ti cerca, Signore» (Sal 9,11b)

    Signore, anch'io voglio essere uno che ti cerca. E, dopo averti trovato, ti cerca ancora, dovunque, chiedendo informazioni a tutti, al mistico come all'assassino, allo studioso come alla beghina, alla monaca come al libertino. Tutti possono fornirmi delle indicazioni sul tuo conto.

    Guai se mi illudessi di «tenerti» una volta per sempre.

    La ricerca ricomincia ogni giorno.

    Ogni giorno devo cercarti, trovarti, farmi trovare da Te.

    Se sarà necessario, salirò sulla barca come Pietro e Andrea, anche se non ho mai avuto un gusto particolare per la pesca.

    Magari mi metterò al banco della gabella, come Levi il pubblicano, anche se non ho mai nutrito eccessiva simpatia per i numeri.

    Per male che vada, ci sarà sempre una tavola sotto cui cacciarmi per raccogliere almeno le tue briciole.

    O un orlo della tua veste da afferrare.

    O un sicomoro su cui arrampicarmi.

    O un sospiro che ti permetterà di rintracciarmi...

(Alessandro Pronzato, Coraggio Gridiamo, Ed. Gribaudi, pp. 175-176)

La porta è stretta, ma sempre aperta - 24/8/2025 - XXI Domenica tempo ordinario

Porta Santa
Basilica di san Pietro (Roma)


 
«Signore, sono pochi quelli che si salvano?» Gesù non risponde su quanti saranno i salvati, ma sulla modalità con cui verranno salvati. La porta è stretta perché è a misura di bambino: «Se non sarete come bambini non entrerete!» (Mt 18,3).
La porta è stretta, ma i piccoli, i bambini passano senza nessuna fatica. Se punto sui miei meriti non passo, la porta è strettissima. Se punto sulla bontà del Signore, come un bambino che si butta delle mani protese del padre, la porta è larghissima.
Per passare la porta dobbiamo farci piccoli, dobbiamo lasciare andare tutte le 'cose' che abbiamo accumulato nel corso della nostra vita.
 
Dobbiamo lasciar andare le cose materiali, cioè le ricchezze, gli oggetti a cui ci siamo legati.
Dobbiamo abbandonare anche i brandelli di potere e prestigio più o meno gradi che abbiamo raggiunto, tutte le maschere che abbiamo indossato per celare le nostre debolezze e le nostre paure, tutti i ruoli di cui ci siamo rivestiti per prevaricare e scavalcare gli altri.
«Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze». Dobbiamo lasciar andare anche tutti quelli che riteniamo i nostri meriti. Tutte le Messe, le preghiere, le pratiche religiose fatte solo per 'salvarci'. E infine dobbiamo abbandonare anche tutte le nostre 'buone azioni'.
 
La porta è stretta ma aperta. È sempre aperta. Quello che Gesù offre non è solo rimandato nell'aldilà. È salvezza che inizia già adesso. È un mondo più bello, più umano, dove ci sono costruttori di pace, uomini dal cuore puro, onesti sempre, e allora la vita di tutti è più bella, più piena, più gioiosa se vissuta secondo il vangelo.
La porta è aperta ed è sufficiente per tanti, tantissimi. Infatti la grande sala è piena, vengono da oriente e da occidente e sono folla ed entrano. Non sono migliori o più umili, non hanno più meriti. Hanno semplicemente accolto Dio per mille vie diverse. Dio non si merita si accoglie.
 
«Voi, non so di dove siete». Tutti abbiamo sentito con dolore questa accusa: "vanno in chiesa, ma poi fuori sono come gli altri, se non peggio...".
Può succedere, se vado in chiesa ma non accolgo Dio dentro di me.
Dio che entra e mi trasforma, mi cambia pensieri, emozioni, parole, gesti. Mi dà i suoi occhi, e un pezzo del suo cuore.
Il Dio della misericordia mi insegna gesti di misericordia, il Dio dell'accoglienza mi insegna gesti di accoglienza e di comunione.
 
 

 
Letture:
Isaia 66,18-21
Salmo 116
Ebrei 12,5-7.11-13
Luca 13,22-30
 
 
 

 
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13,22-30)

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!".
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
 
 

14 agosto 2025

Il fuoco dello Spirito - 17/8/2025 - XX Domenica tempo ordinario

 
Mosè davanti al roveto ardente
(Marc Chagall)
Museo Nazionale del Messaggio Biblico Marc Chagall (Nizza)

 
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra»
Troppo spesso nel corso della storia i cristiani hanno interpretato queste parole come un invito a bruciare i nemici, i peccatori, coloro che non si conformavano al 'pensiero corrente'.
Invece il fuoco che è venuto a portare Gesù è il fuoco dell'amore, il fuoco della vita ("La vita xe fiama" diceva il poeta Biagio Marin); è il fuoco dello Spirito, quelle fiamme che la mattina di Pentecoste si sono posate sugli apostoli e che li hanno resi capaci di portare la Buona Novella in tutto il mondo; è il roveto ardente che lo Spirito accende lungo le strade della nostra vita.
 
«Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione»
Sembra che ci sia una contraddizione tra questa frase e il Gesù che chiede di amare i nemici (Mt 5,44), di benedire chi ci maledice (Lc 6,28), che ha pregato fino all'ultimo per l'unità, «perché siano una cosa sola» (Gv 17, 11), che ha dato il nome di diavolo, cioè 'divisore', al peggior nemico dell'uomo.
Dio non è neutrale, Lui si mette sempre dalla parte dei più deboli. Gesù fa di un bambino il modello di tutti, dei poveri i prìncipi del suo regno, dei derelitti e degli emarginati gli invitati al suo banchetto di nozze.
Gesù vuole risvegliare la nostra coscienza, rompere la nostra 'pace' fatta di sopraffazione degli altri, di cancellazione delle voci che non ci piacciono, di negazione delle parole che non ci fanno comodo.
 
In fondo è questo il fuoco che Gesù vorrebbe fosse acceso: il fuoco del Vangelo che ci fa voce di chi non ha voce, che ci fa lottare per la giustizia, che non ci fa restare passivi, arrendevoli di fronte all'ingiustizia, alla violenza, alla prevaricazione.
C'è il seme incandescente di un mondo nuovo nelle cose. C'è una goccia di fuoco nel profondo del mio spirito, una lingua di fuoco, come a Pentecoste, sul capo di ognuno di noi.
C'è lo Spirito Santo che accende roveti ardenti ad ogni angolo di strada. Sta a noi decidere di «avvicinarsi a osservare questo grande spettacolo» (Es 3,3)
 
 

 
Letture:
Geremia 38,4-6.8-10
Salmo 39
Ebrei 12,1-4
Luca 12,49-53
 
 
 

 
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,49-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
 
 

07 agosto 2025

Alla fine della notte, lo splendore di un incontro - 10/8/2025 - XIX Domenica tempo ordinario

Attesa

 
«Non temere, piccolo gregge». In quattro parole (che purtroppo non vengono lette nella versione breve) c'è tutta la maternità di Dio, le sue viscere che fremono di compassione e d'amore per tutti i suoi figli, per tutti noi.
E questo amore materno ci dà subito una bellissima notizia: Dio è contento di donarci il Regno. Lui ce lo dona, e noi dobbiamo solo accogliere questo suo regalo. Non è necessario fare imprese eroiche, sacrifici indicibili, per avere il Regno di Dio. Il bene che facciamo non è il prezzo da pagare per avere il Regno, ma il segno che abbiamo accolto il dono del Regno.
 
«Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli». Gesù ha legato ogni autorità nella comunità al servizio (Dietrich Bonhoffer); non solo, ha fatto del servizio il modo specifico del rapporto reciproco tra uomo e Dio: noi servitori di Dio, e Dio che si fa servitore dei suoi servi (li farà mettere a tavola e passerà a servirli).
Dio non è il Padrone dei padroni, è il servitore della vita. Non rifletteremo mai abbastanza su cosa significhi avere un Dio nostro servitore:
il padrone castiga, il servo aiuta;
il padrone giudica, il servo sostiene;
il padrone detta ordini, il servo ascolta e apre il cuore.
Dio è il solo che io riuscirò a servire perché è l'unico che si è fatto mio servitore.
 
Per tre volte risuona l'invito «siate pronti». Ma che cosa dobbiamo aspettare, cosa deve venire? Dall'avvenire non viene 'qualcosa', viene 'Qualcuno'.
Alla fine della notte, sorge lo splendore di un incontro.
E non con il Dio ladro di vita, ma con un Dio che si fa servo dei suoi servi, che si china davanti all'uomo e lo onora, lo consola, cura e sana le sue ferite, asciuga le sue lacrime. Un Dio amante della vita, che porta la festa nella nostra vita, che imbandisce un banchetto senza fine per tutti i suoi figli.
 
 

 
Letture:
Sapienza 18,6-9
Salmo 32
Ebrei 11,1-2.8-19
Luca 12,32-48
 
 
 

 
Luca Lc 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Forma breve (Lc 12,35-40)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».