(Pensieri sulla Commemorazione dei defunti)
Oggi la liturgia non ci ricorda la morte, ma ci apre alla speranza della risurrezione. Ci ricorda che le lacrime verranno asciugate dalla mano di Dio (Ap 7,17 e 21,4). Non è memoria della separazione, ma profezia di futuro, di nuova comunione.
Marta dice a Gesù «Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto» (Gv 11,21). È quello che spesso pensiamo anche noi: se Dio esiste, perché tanta sofferenza, perché tanti morti innocenti? "Se Tu sei qui, i miei cari non moriranno..." Ma Dio è qui! Sempre. Ma non come esenzione dalla morte. Gesù non ha mai promesso che non saremmo morti. Per lui il bene più grande non è un infinito sopravvivere. Per Gesù l'essenziale non è non morire, ma vivere, e vivere una vita risorta.
L'eternità entra in noi con i piccoli e gradi gesti d'amore quotidiani. Il Signore ci insegna a temere più una vita vuota, senza amore e quindi inutile, che non la morte.
La vita eterna è la cosa più grandiosa che Gesù ha preparato per noi. «Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Né angeli né demoni, né vita né morte, nulla ci potrà mai separare dall'amore di Dio» (Rom 8,35-37). Questa certezza mi basta. Se Dio è amore e vita, vendicherà la mia morte. E la sua vendetta è la mia risurrezione, cioè un amore mai più separato né da Lui, né dai miei fratelli e sorelle, né da tutto ciò che ho amato e da chi mi ha amato.
Dio è il Salvatore e 'salvare' significa conservare, quindi nulla andrà perduto: non un affetto, non un bicchiere d'acqua fresca, non il più piccolo sorriso né la più piccola carezza.
In una preghiera eucaristica (Preghiera Eucaristica III) c'è questa bellissima invocazione per i defunti: "Ammettili a godere la luce del tuo volto". I verbi della fede (adorare, lodare...) lasciano spazio ad un verbo umile ed umanissimo: 'godere'. La ragione cede alla gioia, la fede al godimento. Dio, nella sua più intima essenza, non risponde al nostro bisogno di spiegazioni, ma al nostro bisogno di felicità. Siamo chiamati alla gioia.
L'esperienza umana ci dice che tutto va dalla vita verso la morte. La fede cristiana dichiara invece che si va dalla morte alla vita.
"Quando arriveremo sul limitare della luce che conosciamo e saremo sul punto di fare un passo nella tenebra dell'ignoto, possiamo avere almeno una certezza: o Dio ci darà qualcosa di solido su cui poggiare i piedi, o ci insegnerà a volare" (Carolyn Brown).
Letture Messa I:
Giobbe 19,1.23-27
Salmo 26
Romani 5,5-11
Giovanni 6,37-40
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,37-40)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».




