Dieci lebbrosi, e quindi esclusi dalla comunità, che si fidano della parola di Gesù «a distanza», e si incamminano per andarsi a presentare dai sacerdoti, incaricati ufficialmente di controllare l'avvenuta guarigione. E lungo la strada si accorgono della sparizione della malattia.
Ma uno solo, un Samaritano (per gli ebrei un rinnegato, un eretico), sente il bisogno di tornare indietro "per lodare Dio e ringraziare Gesù". Uno solo mostra riconoscenza, cioè 'riconosce' che ciò che gli è capitato è dono. Gli altri, probabilmente perché appartenenti al popolo eletto, ritengono normale la loro guarigione, quasi una cosa dovuta.
Gesù apprezza l'uomo che mostra gratitudine, che non dà nulla per scontato. Che sa aprirsi allo stupore, alla sorpresa, e quindi al ringraziamento.
Può essere facile ringraziare Dio quando otteniamo una grazia eccezionale, di fronte a un evento straordinario, ma la riconoscenza non scatta quasi mai di fronte alle cose che abbiamo davanti agli occhi ogni giorno, alla presenza dei miracoli offerti dall'esistenza quotidiana. Li consideriamo diritti acquisiti, cose scontate; non sappiamo più coglierli come eventi straordinari pur nella loro banalità ordinaria.
Lo scrittore G.K. Chesterton osservava, con amara ironia, che "ogni anno ringraziamo commossi la Befana per i doni che ci mette nella calza appesa al camino, ma dimentichiamo di ringraziare Colui che, ogni giorno, ci dà un paio di gambe da infilare nelle calze".
Ci è mai successo, al mattino, di dire grazie al Signore per il nuovo giorno? Il sole che sorge viene considerato qualcosa che va da sé. Non lo sappiamo cogliere nel suo aspetto di 'evento straordinario' e, soprattutto, di dono. Dobbiamo convincerci che 'tutto è grazia'. Niente ci è dovuto, nulla è meritato. E se tutto è grazia, tutto dev'essere rendimento di grazie.
Se ogni cosa viene da Dio gratuitamente, tutto deve ritornare a Lui attraverso la lode e la meraviglia e la gratitudine.
Cristiano non è colui che chiede o riceve delle grazie, è colui che rende grazie. Difatti l'Eucarestia, che rappresenta l'atto più alto del culto cristiano, significa, letteralmente, 'azione di grazie'.
Ma Dio non si aspetta da noi dei ringraziamenti alla maniera paternalistica dei cosiddetti benefattori. Dio gradisce le persone che 'fanno funzionare' i suoi doni, che non li lasciano ricoprire dalla polvere dell'abitudine e della noia.
Ognuno di noi ha un compito 'eucaristico': dobbiamo fare memoria delle sue meraviglie per celebrarle nel canto, nella gioia, nella festa.
E questo compito non è limitato all'ambito della preghiera liturgica, ma deve estendersi alla totalità della nostra vita quotidiana. Ogni nostra azione dovrebbe celebrare i benefici di Dio: anche un sorriso può diventare un gesto liturgico.
Dunque non dobbiamo essere distratti di fronte al miracolo della vita, sbadati di fronte alle sorprese degli avvenimenti quotidiani.
Dobbiamo cercare le tracce del passaggio di Dio attraverso il fluire dei fatti più comuni e ordinari; non dare per scontato niente di ciò che ci viene offerto; scoprire le 'improvvisazioni di Dio' anche nei doni più piccoli e abituali.
E mantenerci sempre in atteggiamento di gratitudine, nelle sue due facce di accettazione e di gioia.
Allora anche la nostra vita sarà un grandioso "memoriale" delle opere del Signore.
Letture:
2 Re 5,14-17
Salmo 97
2Timoteo 2,8-13
Luca 17,11-19
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,11-19)
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!».
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!».

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