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| La parabola dela vedova e del giudice ingiusto (particolare) Affresco del Palazzo delle Faccette (Mosca 1882) |
Una parabola un po' sconcertante.
C'è una vedova, immagine della debolezza disarmata che, a pensarci bene, deve lottare contro due avversari: il contendente e il magistrato. Si direbbe proprio l'emblema di tutti coloro che si trovano schiacciati dal potere e dalla prepotenza dell'egoismo.
Poi c'è il giudice. Un persona senza un briciolo di umanità, senza un minimo di coscienza né di senso della giustizia. Esattamente l'opposto del Padre giusto e misericordioso, pieno d'amore e tenerezza, di cui ci parla sempre Gesù.
La lezione della parabola è questa: la debolezza ha prevalso sulla forza. Non dobbiamo scoraggiarci per la nostra impotenza, lasciarci impressionare dalle difficoltà 'insormontabili'. Mi viene in mente san Paolo: «quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,10). Non dobbiamo avere paura della nostra debolezza.
Perché la nostra debolezza non è sola nella lotta contro la prepotenza, l'ingiustizia, ma è una debolezza (la nostra) alleata un'altra debolezza (quella dell'amore di Dio).
Dio, che sembrava assente dalla parabola, è presente a fianco della vedova: è Lui che la sostiene nelle sue suppliche, che la sorregge nelle fatiche, che le alimenta la speranza. Dio ama la nostra insistenza, gradisce le nostre richieste ribadite. Desidera essere importunato. Se lo facciamo ne è contento, non indispettito come il giudice.
Purché tutto gli arrivi attraverso il canale della fede.
«Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»
La parabola si chiude con questa domanda inquietante.
Ritorna il tema di due domeniche fa: la fede. Avere la fede che Gesù spera di trovare vuol dire avere con Lui una relazione, "farsi portare", lasciarsi guidare perché si è sicuri del suo amore.
Ma i tempi di Dio non sono i nostri.
Anche quando Dio ha fretta di esaudirci, può capitare che la nostra fede non sia più una relazione da cuore a cuore (anche con momenti di tensione, con litigi, ma sempre con la sicurezza di essere amati), ma che sia già spenta, ridotta a parole e gesti da ripetere per abitudine.
Se abbiamo interrotto il canale-fede, tante risposte non arrivano a destinazione perché ci passano accanto ma non le vediamo.
Letture:
Esodo 17,8-13
Salmo 120
2Timoteo 3,14-4,2
Luca 18,1-8
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario".
Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario".
Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

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