Jean Vanier, il fondatore della Comunità dell’Arca per l’assistenza agli handicappati mentali, dice che bisogna passare dal fare le cose “per” Gesù a fare le cose “con” Gesù.
In effetti a ben guardare, finché facciamo le cose (anche le migliori) “per” Gesù, al centro del nostro agire ci siamo sempre noi, c’è sempre il nostro “io”. E comunque il nostro agire è sempre soggetto alla nostra volontà, al nostro sentire. E allora quando arriva la stanchezza, la frustrazione (che prima o poi arrivano sempre) ecco che il nostro volere scema, il nostro agire si affievolisce in qualità, ma soprattutto in quantità. E allora nella migliore delle ipotesi si passa a fare qualcos’altro, quando non si abbandona invece tutto e si inizia a pensare solo a sé stessi e ai proprio interessi.
Quando invece facciamo le cose “con”Gesù il centro del nostro agire non siamo più noi, ma inizia ad essere il nostro rapporto con Dio, cioè a essere fuori da noi per andare sempre più nelle mani e nel cuore del Signore. E allora quando arriva la stanchezza e la frustrazione non siamo più soli, ma abbiamo delle braccia amorose che ci accolgono e ci alleviano il peso, ci donano la forza e la voglia di perseverare.
Ma come fare per riuscire a essere “con” e non “per”? Sempre Jean Vanier dice che solo la preghiera ci può aiutare. Anche nelle giornate più intense bisogna sempre trovare un tempo di preghiera, un tempo per stare con Dio e solo con Lui.
Anche Madre Teresa di Calcutta, che non era di certo una persona che non agiva, dedicava ogni giorno almeno un’ora all’adorazione. Le Sorelle della Carità, l’ordine da lei fondato, prima di “prendere servizio” devono passare del tempo in adorazione, e inoltre durante i vari spostamenti devono recitare il rosario.
È interessante notare come, leggendo le vite dei vari santi, anche i più “attivi” non potessero fare a meno di avere ogni giorno dei momenti, e neanche tanto brevi, di preghiera.
La preghiera non è un passatempo per chi non ha niente da fare, ma è il “carburante” indispensabile per chi ha tanto da fare.
Quando non hai tempo neanche per respirare allora devi fare solo una cosa: PREGARE. Si tratta di non confondere l’urgente col necessario.
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