08 ottobre 2020

Di fronte ai nostri rifiuti, Dio allarga ancora di più il suo amore - 11/10/2020 - XXVIII domenica tempo ordinario

E così, dopo tre domeniche a lavorare nella vigna, oggi Dio si mette i vestiti della festa. Proprio come i nostri nonni, che una volta finito il raccolto, una volta finita la vendemmia, facevano una grande festa invitando tutti, i vicini, gli amici, i conoscenti.
Ma questa volta c'è un motivo più importante del raccolto per festeggiare: il figlio si sposa! Fare festa - mangiare, bere, ridere, ballare, cantare, insomma, raccontarsi e godere la vita - è la caratteristica principale del Dio cristiano. Il Padre che ci rivela Gesù è un dio che vuole la felicità e la gioia per noi, perché è felice solo se lo siamo anche noi.

Dio vuole sempre fare festa insieme a noi. Siamo noi che non vogliamo fare festa con Lui. Abbiamo sempre qualcosa di più importante, qualcosa di più urgente, qualche impegno inderogabile, qualche affare più redditizio. Anche se ci arriva l'invito del re, gli diciamo chiaramente che lui non è abbastanza importante per noi; che lui, per noi, non conta niente.
Matteo per indicare l'invito alla festa usa il termine greco 'kalèo', che significa chiamare, dare il nome. Indica l'atto di interpellare un altro allo scopo di farlo venire più vicino a sé sia fisicamente che nel senso di un rapporto personale. Ecco cosa si perde chi è troppo concentrato sulle sue cose e rifiuta l'invito: la relazione, il rapporto personale, l'intima amicizia col re!

Ma Dio non si lascia scoraggiare dai nostri rifiuti. Non sono le nostre defezioni che faranno fallire la festa! Noi non riusciamo a spezzare i sogni di Dio, anzi! Magari gli facciamo allungare un po' la strada, ma nello stesso tempo glieli allarghiamo, li rendiamo più grandi. Perché Dio non si arrende mai. Provocato dal rifiuto, accelera in amore: «andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze». Ecco, gli invitati da molti sono diventati tutti.
Questi invitati arrivano dagli scantinati, dai nascondigli, dalle scarpate, dai tuguri polverosi di periferia. Sono mendicanti, gente con le occhiaie, persone smunte dal troppo patire, frequentatori assidui dei nostri cassonetti delle immondizie. Sono loro che realizzano il sogno del re: «la sala delle nozze si riempì di commensali»

Alla fine anche il re entra nella sala. Gesù ci parla di un Dio vicino, ci svela un Dio che si siede accanto per magiare e brindare con noi gomito-a-gomito. Non un Dio assiso nell'alto dei cieli, ma seduto al tuo fianco a festeggiare. Dio è qui, non lassù. È con noi nei giorni di festa e in quelli di mestizia, nelle lacrime e nei sorrisi, nei momenti di tremore e in quelli di stupore.
Ma è un Dio attento ai più piccoli particolari: «Scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale». Tutti sono riusciti a trasformare, non si sa come, i loro cienci in un abito nuziale, ma lui no. È come se non avesse creduto alla festa. Non ha capito che Dio viene come uno Sposo, che è un esperto di feste. Non ha capito che in cielo si fa festa per un ogni peccatore pentito, per ogni figlio che torna.
Non credere che Dio goda a festeggiare ogni essere umano, significa venir cacciati dalla Sua festa.


(Is 25,6-10 Sal 22 Fil 4,12-14.19-20 Mt 22,1-14)


Nessun commento:

Posta un commento

È buona cosa firmare sempre i propri messaggi. I commenti anonimi vengono accettati, ma preferirei sapere con chi parlo.