Di circa il 90% della vita di Gesù non sappiamo assolutamente niente: è il mistero della vita nascosta. Noi ci dimentichiamo molto facilmente di quei 30 anni, ma sono egualmente salvifici degli ultimi 3 anni; ai fini della nostra salvezza hanno la stessa importanza e la stessa efficacia degli ultimi giorni. Gli ultimi 3 giorni, gli ultimi 3 anni, la vita pubblica di Gesù, ci sono proprio perché prima ci sono stati 30 anni di vita nascosta.
L’unica cosa che sappiamo è che in questi anni Gesù era sottomesso ai suoi genitori e “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52). Una vita normale, come tutti gli esseri umani, senza apparente grandezza, vita di lavoro manuale, vita religiosa, vita nella comunità.
E qui abbiamo una prima indicazione: la nostra via alla santità, alla salvezza, non la dobbiamo percorrere nonostante la famiglia, nonostante il lavoro, nonostante le centinaia di impegni quotidiani, ma attraverso, per mezzo: famiglia, lavoro, impegni non sono un impedimento, un freno alla nostra salvezza, anzi. Sono proprio gli strumenti, i mezzi che Dio ci dona per la nostra salvezza! Non è con i gesti clamorosi, eroici, che diventiamo santi, ma con i piccoli gesti di ogni giorno fatti per amore e per il Signore.
E così ricaviamo la seconda indicazione: non è mettendoci in mostra, mettendoci sempre in prima fila, che facciamo la volontà di Dio. Facciamo la volontà di Dio quando siamo ciò che siamo, quando siamo semplicemente moglie, marito, figlio, padre, madre, lavoratore e così via. Semplicemente ma fino in fondo, seriamente. La vita nascosta di Gesù è la celebrazione divina del lavoro quotidiano.
Ma la lezione forse più difficile in questa società, è che la vita nascosta ci insegna il silenzio. Dobbiamo riscoprire, dobbiamo imparare a stimare il silenzio. Senza il silenzio le nostre parole sono un semplice usare le corde vocali. Le parole più vere e più efficaci nascono solo dal silenzio. Solo il silenzio ci apre alla Parola che ci pone nel cuore le parole.
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